I test su 3mila bambini e il rischio (minimo) di miocarditi

Negli Usa già somministrate quasi 3 milioni di dosi: non è stato registrato alcun evento avverso grave

I test su 3mila bambini e il rischio (minimo) di miocarditi

È scattata l'ora X per 3,2 milioni di bambini tra i 6 agli 11 anni. Dopo l'ok dell'Ema, anche Aifa approva il vaccino Pfizer le cui dosi pediatriche, un terzo di quelle degli over 12, arriveranno in Europa dal 13 dicembre. Gli hub vaccinali si stanno preparando ad accogliere i più piccoli in un ambiente quasi ludico, come a Milano, dove in Fiera sarà allestito un parco giochi e un luna park. Ma i bambini saranno accompagnati dai genitori. Molti dei quali sono titubanti: lo studio clinico non è troppo piccolo? I benefici superano i rischi? Il Covid per i bambini è davvero pericoloso?

LO STUDIO CLINICO

Il vaccino Pfizer è stato testato su 3.116 bambini e con il placebo su 1.500. Una platea di arruolati che Ema ritiene sufficiente per ottenere i dati relativi a sicurezza ed efficacia. Lo stesso numero di bambini era stato selezionato per testare anche altri vaccini, primo tra tutti quello contro la meningite. Il pericolo di rari eventi avversi si allontana quando si somministrano milioni di dosi nella popolazione pediatrica. Servono grandi numeri che non saranno mai raccolti in uno studio clinico.

IL NODO MIOCARDITI

L'evento avverso più temuto è la miocardite. Ma gli enti di controllo prevedono che i tassi dell'infiammazione del muscolo cardiaco post-vaccinale, sempre transitoria, saranno molto bassi. La patologia, infatti, colpisce prevalentemente adolescenti o giovani adulti maschi. Tra i 12 e i 15 anni, l'incidenza è di 4 su centomila, tra i 16-17 anni aumenta a 7 su centomila. Nelle femmine l'incidenza diminuisce drasticamente: 4 casi su un milione tra i 12 e 15 anni, 8 su un milione tra i 16 e 17 anni.

I DATI USA

La Food and Drug Administration americana ha autorizzato il vaccino che interessa 28 milioni di bambini tra i 6 e gli 11 anni il 28 ottobre scorso. Dopo un mese, già l'8,4% dei bambini ha ricevuto la prima dose, lo 0,5% anche la seconda dose. E su questa platea di quasi 3 milioni di bambini, il Centro di controllo per la prevenzione e le malattie non hanno rilevato eventi avversi gravi né miocarditi. Per contro, i Cdc, hanno affermato che nell'ultimo anno, il Covid è stato tra le principali cause di morte tra i 5 e gli 11 anni.

I RISCHI DEL COVID

Anche se in Italia i numeri sono più contenuti di quelli Usa, la variante Delta, molto più trasmissibile, ha provocato moltissimi contagi tra i più giovani, risparmiati invece nella prima ondata della pandemia. L'Istituto superiore di sanità spiega nei suoi report che il 30% della fascia 6-11 ha una delle incidenze più alte di infezione. Finora (ma i numeri tendono a salire) i contagi sono stati oltre 240mila, i ricoveri più di 1.400, 36 bambini sono finiti in terapia intensiva, i decessi sono stati nove. Anche i più piccoli sono colpiti dalla sindrome di long covid e come effetto collaterale, può comparire, anche a settimane di distanza dalla malattia, la sindrome infiammatoria multi-sistemica, caratterizzata da febbre alta, sintomi gastrointestinali, insufficienza cardiaca e alterazioni neurologiche: la Società italiana di pediatria ha già segnalato circa 240 casi.

I VANTAGGI DEL VACCINI

Con un terzo della dose stabilita dai 12 anni in su, il vaccino raggiunge sui più piccoli il 90,7% di efficacia. La posologia è analoga a quella degli adulti: due dosi a distanza di 21 giorni. Gli eventi avversi sono lievi e di breve durata e vanno dal dolore al braccio, alla febbre, all'inappetenza. Immunizzare i bambini significa dunque, non solo proteggerli da una malattia insidiosa, ma anche non farli finire in quarantena o a studiare in Dad.

Chi è vaccinato inoltre, non infettata compagni e adulti fragili. Riassume il portavoce del Cts, Franco Locatelli, «Fare il vaccino ai bambini serve anche a tutelare la loro socialità, i loro percorsi educativi-formativi».

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