Tratto dal Nuovo Manuale degli adempimenti dell'apprendista leader giallorosso: Comunicazioni inerenti alle supercazzole introduttive all'elezione del presidente della Repubblica. «Dopo la riunione (nel testo ottimo incontro), i presunti leader dovranno produrre un tweet rassicurante dal tono moralmente superiore e garbatamente inclusivo per deviare l'attenzione dalla totale mancanza di idee e nominativi spendibili. Sarà possibile accedere alla procedura di compilazione del modulo tramite identificazione attraverso lo SPID (Sinistra poco immaginifica dialetticamente). Altresì, i leader dovranno conservare copia del prodotto tweet al fine di dimostrare senza tema di smentita che agiscono come un sol uomo, a sua volta composto da un terzo di cervello democratico, un terzo di cervello grillino e un terzo di cervello libero e uguale».
Evidentemente sono queste le istruzioni che Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza hanno seguito pedissequamente quando ieri mattina, al termine del gabinetto di guerra per l'Operazione Quirinale, hanno pensato bene di commentare all'unisono con lo stesso identico tweet. «Ottimo incontro con - e qui i nomi dei rispettivi interlocutori, da apporre al posto dei puntini nel modulo precompilato, preferibilmente in ordine alfabetico -. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Siamo aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità». Una cosa talmente pietosa da diventare esilarante, come la comicità e la miseria che vedeva intorno a sé il Tonio Kröger di Thomas Mann. Una via di mezzo fra le litanie del «rinuncio a Satana e alle sue opere» e le dichiarazioni post-partita dei calciatori, quelli del «sono contento per la vittoria, sono a disposizione del mister». La banalità elevata al cubo.
Ma come se non bastasse l'effetto avvilente della filastrocca recitata a comando, c'è la perla degli hashtag. #responsabilità, ovviamente. Anche se l'apice è il #tutti. Ed è qui, su una parola-chiave ecumenica che non serve proprio a niente se non a chiarire a tutti che nessuno dei tre sa usare i social, che l'ingranaggio della perfetta sintonia si inceppa: Letta e Speranza evidenziano il «#tutti possano riconoscersi», Conte invece il «#tutti abbiamo il dovere». Tanta fatica per sembrare coesi come il Politburo e si finisce a mettere hashtag a piacimento, come degli sporchi anarchici. Chissà che scenate isteriche Rocco e i suoi fratelli, gli ingegnosi spin doctor dell'alleanza.
Resta un'ultima considerazione da fare. Posto che tre tweet per comunicare lo stesso concetto, ma con parole e uno stile personali che salvassero l'apparente indipendenza di pensiero di tre alleati (e non tre reincarnazioni di Alexa di Amazon) sarebbe stata la soluzione migliore, c'è da dire che effettivamente l'idea della coalizione l'hanno data. Magari poco originale nella comunicazione, ma unita. Cosa che da troppo tempo non capita nel centrodestra, dove ogni tanto una presa di posizione condivisa sarebbe richiesta. Lo recita il Codice di comportamento dei leader moderati-conservatori, art.
1 comma ter: «I candidati una volta l'anno provino a non smentirsi tra loro nelle due ore successive a un supposto accordo. Compilazione del modulo tramite identificazione attraverso lo SPID (Sempre più incoerenti a destra)». Vien voglia di invidiare il copia-incolla.
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