I vescovi si tengono lontani dalle elezioni "Ma sui temi etici ora usiamo parole nuove"

La cautela del cardinale Zuppi (presidente Cei): passa la linea del Papa

I vescovi si tengono lontani dalle elezioni "Ma sui temi etici ora usiamo parole nuove"

Pesa le parole, il cardinale Matteo Maria Zuppi, numero uno dei vescovi italiani, quando viene interpellato sul voto del 25 settembre. E cerca di rimanere equilibrato, senza sbilanciarsi. Indica i temi, quelli sì, che sono a cuore alla Chiesa italiana. Sono lontani i tempi in cui alla guida della Cei c'era il cardinale Camillo Ruini, che invece non perdeva occasione per scendere in campo su referendum e su politica. Con Papa Francesco, e con il cardinale Zuppi, le cose - almeno finora - sono cambiate. Il pontefice argentino lo ha ribadito più volte: «Non voglio immischiarmi nella politica interna italiana». Stessa linea per le porpore e i vescovi. Non mancano però stoccate e prese di posizione in alcuni temi particolari, come quello dei migranti o le questioni etiche. «La polarizzazione, come risposta (falsa) alla complessità, usa le religioni perché ancora oggi possono smuovere grandi passioni», dice il card. Zuppi in una intervista proprio all'Osservatore Romano. E aggiunge: «Guai a cadere nelle trappole ad esempio delle finte contrapposizioni tra sociale e spirituale, o alle divisioni, spesso artificiose, sui temi etici. Sui temi etici non possiamo limitarci a ripetere le lezioncine del passato, ma dobbiamo trovare nuove parole per nuove domande. La Chiesa non sia una matrigna». E ancora: «Il mondo va da un'altra parte. Vuol dire certo che non dobbiamo omologarci o dire quello che il mondo vuole sentirsi dire - ammonisce il presidente della Cei - ma sapere dire le verità di sempre nella cultura o nelle categorie di oggi. Questa è la sfida ed è tutt'altro che cedevolezza ma responsabilità, altrimenti ripetiamo una verità diventata dura da accettare». In concreto, ad esempio, sul tema della famiglia, l'arcivescovo di Bologna osserva: «Non abbiamo ancora saputo fare qualcosa di meglio di quanto proposto dalla secolarizzazione. Paolo VI e Mazzolari lo dicevano già ai loro tempi: tanti sono lontani e il problema non sono loro, siamo noi! C'è in loro una domanda, implicita, di una Chiesa più evangelica, più madre e per questo esigente e coinvolgente, che non fa la matrigna e dice: Te lo avevo detto io». C'è invece chi, a proposito del voto del 25 settembre, illustra chiaramente la propria posizione.

Come il politologo gesuita padre Francesco Occhetta: «Il dato politico più incerto è il destino dell'area moderata, sempre più orfana di appartenenza, di rappresentanti e di riferimenti culturali. Eppure, questo bacino di consenso che ha storicamente nutrito la democrazia italiana include ancora milioni di voti provenienti in gran parte dal mondo cattolico ma anche da chi si astiene», osserva padre Occhetta.

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