Prima i voti, poi i tagli. Sulle pensioni d'oro rinvio al dopo Europee

A giugno la sforbiciata agli assegni pesanti Prelievi fino a 30mila euro in un mese

Prima i voti, poi i tagli. Sulle pensioni d'oro rinvio al dopo Europee

Il governo gioca con i tempi. Lo ha fatto con la perequazione (cioè il recupero dell'inflazione in versione decurtata) rinviandola e spostando in avanti il recupero delle somme impropriamente incassate nei primi mesi dell'anno.

Ma, a quanto pare, lo farà anche con il taglio alle pensioni d'oro che sarà rinviato a dopo le elezioni, anche se a detta degli stessi esponenti dell'esecutivo riguarda solo poche migliaia di «pensionati di platino». Sono 24.287 secondo la relazione tecnica. Forse un po' di più. Benestanti, si suppone difficilmente influenzabili politicamente. Eppure la riduzione decisa con la Legge di Bilancio 2019, partirà comunque a giugno, dopo le elezioni europee.

L'Inps, secondo Il Sole24ore, ha già preparato la circolare che stabilisce le modalità del prelievo che sarà modulato su un sistema di aliquote crescenti dal 15 al 40%.

Sempre il primo quotidiano economico italiano, ha effettuato una simulazione dei tagli. Per i redditi da pensione da 110 mila euro lordi, quindi con l'aliquota minima, la riduzione annua lorda sarà di 1.500 euro. Sono 65,77 euro netti in meno al mese. Con un reddito da pensione da 150 mila euro (aliquota al 25%) il taglio sarà di 416,54 netti al mese; con 300 mila (aliquota al 30%), saranno 2.280 euro netti in meno al mese. Alle super pensioni da 500 mila euro all'anno si applica l'aliquota massima, del 40%, pari a 5239,62 euro netti in meno al mese. Le aliquote medie applicata alle pensioni vanno da 1,36% a 23,9%.

Sacrifici consistenti per chi percepisce redditi elevati. Ma c'è anche una tassa elettorale. Come per la perequazione, il recupero delle somme percepite indebitamente nei primi mesi (per l'inflazione erano tre, nel caso delle pensioni d'oro il conto da saldare sale a sei mesi) arriverà a giugno.

La decurtazione di inizio estate sarà di 349,62 euro per un reddito da 110 mila euro e arriverà a 31.437,70 euro per quello da 500 mila. Una stangata. Anche perché, a quanto pare, non è prevista una rateizzazione del debito accumulato per un ritardo che non dipende dai pensionati.

Terreno scivoloso quello delle pensioni d'oro. Ma quanto i tagli alle rendite previdenziali non siano equi lo ha ricordato ieri Itinerari previdenziali, centro studi di Alberto Brambilla.

In tutto, tra taglio alle pensioni d'oro e depotenziamento della perequazione, sono colpiti tre milioni di pensionati su 16 milioni. «I penalizzati sono proprio quelli che i contributi e le imposte, segnatamente l'Irpef, le hanno pagate a differenza degli oltre 8 milioni di pensionati che vengono totalmente o parzialmente assistiti dallo Stato». Chiaro il concetto. A pensioni alte corrispondono comunque tanti contributi pagati durante la vita lavorativa. Anche nei casi - e sono la maggioranza - di pensioni calcolate con il sistema retributivo.

Per quanto riguarda la nuova indicizzazione delle pensioni, quella varata dal governo gialloverde è «simile a quella precedente del Governo Renzi e che, in particolare, considera minore il peso dell'inflazione».

Per quanto riguarda il taglio alle pensioni d'oro, Itinerari previdenziali definisce «brutale» il taglio degli assegni: «Sia per la

percentuale di riduzione sia per la durata (5 anni) non ha precedenti». La platea degli interessati è più alta di quella prevista dalla relazione tecnica della legge di Bilancio: «35.642, pari allo 0,22% dei pensionati totali».

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