La Germania deve assumere un ruolo di guida in Europa, soprattutto per quanto riguarda la gestione della crisi dei migranti. Lo ha dichiarato i presidente de Consiglio europeo, Donald Tusk, parlando a Berlino in occasione del 26° anniversario della caduta del muro di Berlino. Secondo Tusk la Germania deve rendersi conto di essere responsabile non solo per il suo esempio morale ma per l'intera comunità politica dell'Europa e deve esercitare la sua leadership soprattutto nella sicurezza delle frontiere estere dell'Europa e per combattere l'aumento del populismo radicale. "Il futuro dell'Europa dipenderà in larga misura dall'atteggiamento della Germania nella crisi dei profughi", ha ammesso Tusk, chiedendo una "modifica" della politica migratoria europea. "Di fronte al flusso senza precedenti di migranti che attraversa l'Europa, dobbiamo dire in termini semplici: l'Europa non è in grado di accettare tutte le persone che vogliono venire da noi", ha precisato Tusk.
Intanto Angelino Alfano è sempre il solito. In difficoltà con l'emergenza immigrazione si mette a fare il duro con i burocrati dell'Unione europea che hanno nelle loro mani non solo i ricollocamenti dei disperati che sbarcano in Italia, ma anche la flessibilità sulle spese extra legate all’emergenza immigrazione. La richiesta di Matteo Renzi di avere uno sconto sul deficit 2016 di un importo pari allo 0,2% del pil, all'incirca 3,3 miliardi di euro, è ancora in bilico e mercoledì la questione, insieme alle prime valutazioni sulle leggi di stabilità dei Paesi dell’Eurogruppo, approderà sul tavolo dell’esecutivo europeo per un "dibattito d’orientamento" che potrebbe essere determinante.
In settimana i ministri dei 28 Paesi Ue discuteranno, per la seconda volta, anche di flessibilità e immigrazione. L'Eurogruppo ha un orientamento positivo, purché gli "sconti" siano limitati e una tantum. Finora li hanno chiesti Italia, Belgio, Austria, Grecia e Lussemburgo. L’opinione dei ministri è fondamentale: una parte dell’Eurogruppo sta cercando di mettere dei paletti alla Commissione affinché anche le decisioni sulla flessibilità passino al vaglio del Consiglio. Nelle conclusioni del consiglio degli Interni di oggi l'Ue è tornata a premere l’acceleratore su hotspot, ricollocamenti e rimpatri. Nel documento si punta a "intensificare l’apertura degli hotspot in Italia e Grecia per arrivare al loro funzionamento entro fine novembre". A Roma, intanto, la situazione è esplosiva. Il governo non sa più come muoversi per affrontare l'emergenza. E il Viminale è sotto tiro.
Alfano prova a fare il suro coi soloni di Bruxelles, ma è una pantomima che non gli riesce benissimo. "Nel negoziato generale avevamo assunto l’impegno ad aprire sei hotspot - dice ai microfoni delle Voci del mattino su Radiouno Rai - ne abbiamo aperto solo uno perchè sulla questione dei ricollocamenti non si va alla velocità promessa e che sarebbe auspicabile per centrare nei due anni l’obiettivo dei 40mila". Il governo e Bruxelles stanno procedendo con i tempi di un rodaggio. Ovvero, lentamente. Lo stesso Alfano ammette che l'emergenza non viene affrontata "con la velocità che avremmo voluto". "Ma abbiamo detto con chiarezza che, per quanto riguarda le nostre incombenze - tuona il ministro dell'Interno - noi andremo avanti con la stessa velocità con cui va avanti il piano di ricollocamento.
Per essere pratici, se il ricollocamento dei migranti presenti nelle strutture italiane procede con lentezza, procederà con lentezza anche l’apertura dei cosiddetti hotspot, i centri nei quali si separano i richiedenti asilo dai migranti irregolari". Minacce che, lo sa lo stesso Alfano, non faranno guadagnare alcunché al governo Renzi e all'Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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