La vittoria dell'europeista Emmanuel Macron alle presidenziali francesi arriva diversi mesi dopo la Brexit. I filo Ue hanno temuto, fino all'ultimo, l'arrivo dell'anti sistema Marine Le Pen all'Eliseo. Ora gli occhi degli analisti e degli investitori passano sull'Italia dove si voterà fra qualche settimana per scegliere il sindaco in diverse città. Le elezioni amministrative potrebbero essere lo specchio delle politiche che si terranno l'anno prossimo. Ne abbiamo parlato con Massimiliano Salini, europarlamentare di Forza Italia, che mette in luce le prossime sfide dell'Unione europea: risolvere l'emergenza immigrazione, districare il difficile rapporto con l'islam e, ovviamente, rilanciare l'economia. Sfide che, con il passare del tempo, si sono incancrenite e che ora rischiano di minacciare i singoli Stati membri.
Onorevole Salini, qual è la lezione francese?
"Come ha giustamente detto Berlusconi è inutile tentare di riprodurre all'interno del proprio Paese, in modo anche un po' acritico, gli effetti delle elezioni di altri Stati. A volte è anche dannoso perché si tenta di semplificare utilizzando un fattore esterno a un contesto politico che, per essere semplificato, avrebbe bisogno di essere affrontato e risolto in casa propria."
Molti analisti l'hanno letta come una sconfitta del fronte anti Ue. È d'accordo?
"Andrei molto cauto nel dire che hanno vinto gli europeisti, cosa che si deduce dalla lettura del dato elettorale. In Francia vince l'europeismo e viene sconfitto l'antieuropeismo per due ragioni. La prima ragione è che sono molti di più gli aventi diritto che non hanno votato Macron di quanti non siano gli aventi diritto che hanno votato Macron. (Parliamo di 27 milioni aventi diritto che non lo hanno votato contro 20 milioni che lo hanno votato, ndr). Oggi abbiamo un mandato popolare che potrebbe essere ulteriormente ridimensionato alle legislative di giugno. Insomma, l'idea che l'Europa sia salva perché Macron ha vinto mi lascia piuttosto perplesso. L'Europa ha gli stessi problemi di prima."
Quindi il Pd che esalta Macron ha poco da gioire?
"In Italia un Macron l'abbiamo già avuto. Si chiama Enrico Letta. Persona garbatissima, un moderato più europeista dell'Europa. Non ha funzionato. Se dovessimo basarci su una valutazione umile del dato storico direi che oggi in Italia non abbiamo bisogno di un Macron. Se non ci fosse stato lo scandalo che ha travolto Fillon a pochi mesi dalle elezioni, oggi nemmeno i francesi avrebbero bisogno di Macron."
L'opinione pubblica, però, gioca a dividere l'elettorato tra populisti ed europeisti...
"In realtà gli elettori italiani si dividono ancora tra progressisti e liberali. Quando, infatti, la gente si accorge di essere governata da "fighetti" senza storia ma con una cultura che deriva più da un curriculum vitae maturato in banca, si arrabbia. È quello che è successo con Mario Monti..."
Anche l'Unione europea, però, non può non fare autocritica. I continui sbarchi e la non gestione dell'emergenza immigrazione sono l'evidenza plastica di qualcosa che non va.
"L'Ue è molto forte quando deve parlare di cose vaghe e debole quando deve misurarsi con la realtà concreta della quotidianità dei cittadini. Il caso della gestione dei flussi migratori è un esempio lampante di questa fragilità e di questa incapacità politica. Oggi assistiamo al tentativo di tornare a quello che il centrodestra italiano diceva qualche anno fa."
Fermare i barconi prima che escano dalle acque libiche e intervenire sui Paesi di origine?
"Già... questa strategia è stata abbandonata per troppo tempo. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. In più si aggiunge l'inchiesta del procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha svelato il dialogo totalmente illegale e pericolosissimo tra le Ong e i trafficanti di uomini."
La gente comune accusa l'Europa di essere fatta da "grigi burocrati". Lei, che la vive in prima persona, può dirci cosa non funziona?
"La critica dei grigi burocrati è vera, ma talmente parziale da essere fuorviante."
Perché?
"L'Ue è strutturata sostanzialmente su tre istituzioni. Di queste quella in cui si concentra il potere maggiore è la commissione dove siedono 28 commissari, espressione di 28 Paesi membri che però non sono stati eletti per rappresentare il popolo europeo. E le proposte normative non passano dal parlamento, come accade in Italia, ma dalla commissione dove siedono, appunto, i 'burocrati'. I politici, poi, hanno avallato un'idea scorretta di Europa che ha permeato non solo le performance quotidiane ma anche la stessa narrazione politica."
E così l'Europa ha abbandonato le proprie origini.
"Il caso del riconoscimento dello status di libero mercato alla Cina ne è l'esempio. È la vittoria di uno stile economico che preferisce il commercio alla produzione e antepone il valore creato dalla transazione al valore creato storicamente dalla qualità del prodotto. Sono due idee economiche e di uomo diverse. Da un lato c'è la creatività del classico uomo europeo che ha portato nel mondo genialità, capacità produttiva e protagonismo. La classica forza di un continente che vende ciò che produce. Dall'altro lato c'è la logica del servizio che un tempo era il porto. Il guadagno sul passaggio. La rigenerazione non avviene licenziando i 'burocrati', ma riaffermando cos'è l'uomo."
In Italia il commercio è fatto soprattutto da piccole e medie imprese e da imprenditori coraggiosi. Tra qualche settimane si andrà a votare in diversi Comuni. Quali sono le richieste portate in campagna elettorale?
"Chi si candida chiede di essere messo nelle condizioni di realizzare almeno le più essenziali proposte con cui va a raccogliere il consenso. Oggi l'amministratore locale non ha più risorse locali per realizzare progetti ma deve vivere sulla finanza derivata da quanto gli viene concesso da livelli superiori senza avere nessuna leva effettiva che gli consenta di fare progettazioni. Gli amministratori locali chiedono un effettivo decentramento su alcune materie decisionali che consenta loro di interagire con i cittadini su basi concrete. Il Nord Italia è uno dei territori più performanti di tutta Europa come capacità di utilizzo dei fondi strutturali. Non mandiamo indietro un euro."
La maggior parte dei soldi, però, è risucchiata da una pressione fiscale monstre.
"La lotta per abbassare le tasse è diventata cruenta. Tanto che si è arrivati al referendum proposto dalla Regione Lombardia per poter decidere dei 56 miliardi annui di residuo fiscale che vengono regalati allo Stato centrale. Se l'Italia fosse un'azienda, la Lombardia brucerebbe ogni anno più di 50 miliardi di euro di utili che poi vengono suddivisi da altri. È una follia che si ripercuote quotidianamente sulla Regione più performante del Paese. Le conseguenze sono tragiche e irrispettose nei confronti dei nostri imprenditori."
Eppure, nonostante questo, non smettono di lavorare.
"Esattamente. Le piccole e medie imprese italiane sono in assoluto le migliori in tutta Europa. Su 390mila progetti finanziati con la prima parte del piano Juncker, 190mila pmi sono italiane."
Un ultimo punto su cui l'Unione europea dovrebbe fare autocritica è il sempre più difficile rapporto con le comunità islamiche. Molti Comuni che vanno al voto dovranno confrontarsi su un tema spinoso: l'apertura della moschea. Cosa non ha funzionato in Europa e in Italia?
"L'origine della diffusione smisurata di moschee in alcuni Paesi, come il Belgio, ha una matrice culturale e politica molto chiara che fa sì che il problema permanga. È il chiaro tentativo di invaderci culturalmente messo in atto da alcuni Paesi del Medio Oriente."
Quali sono le conseguenze?
"Questa proliferazione deve essere arginata. E bisogna avere il coraggio di dire che è in atto una guerra perpetrata sulla base di una interpretazione (corretta o scorretta che sia) del Corano."
Sono tanti, però, a escludere il legame tra la religione islamica e gli atti terroristici. Perché?
"In questo modo vogliono far credere che la degenerazione terroristica sia frutto di una interpretazione scorretta del Corano. In realtà, grandi intellettuali italiani come Ferdinando Camon hanno saputo dimostrare che i principi fondamentali della religione islamica sono incompatibili con la cultura occidentale. Non solo abbiamo una visione diversa del rapporto tra uomo e donna, abbiamo anche un'idea diversa di rapporto tra fedeli e infedeli. E abbiamo pure un'idea diversa di rapporto con la democrazia. Per noi la democrazia è un principio fondamentale, non il Califfato."
Il problema non è, dunque, limitato alla costruzione della moschea?
"Assolutamente. Molti errori sono stati fatti nella strategia della pianificazione urbanistica."
Pensa alle banlieue francesi?
"Sì.
Eppure ci sarebbero diversi modi per arginare certe degenerazioni... Per esempio, evitare di rimanere intrappolati in una pianificazione superficiale che lasci spazio alle cosiddette sperimentazioni multiculturali. Molte sperimentazioni sono fatte sulla pelle delle persone comuni."- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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