La grande bufala sui migranti: "La solidarietà Ue? È un fake"

Sul tema dell'immigrazione, l'Italia si mostra impotente nel confronto internazionale. "E il governo resta immobile"

La grande bufala sui migranti: "La solidarietà Ue? È un fake"

Provando a difendere il suo operato in audizione davanti alla Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha implicitamente ammesso la disfatta a livello europeo dell’Italia: questo ha del clamoroso in quanto proprio in ambito comunitario il governo giallorosso puntava sulla solidarietà per risolvere il problema legato all’immigrazione. Nel suo discorso il capo del Viminale, ha ammesso le criticità del nuovo piano dell’Unione Europea così come si è mostrato in difficoltà nella difesa delle attività nell’ambito della ridistribuzione. Non solo: nelle sue dichiarazioni, il ministro non ha accennato ai piani volti a ridimensionare l’ingresso dei migranti.

L’Unione Europea ha lasciato da sola l’Italia

Da quando il Conte II alla guida del governo nazionale, una delle premesse portanti è sempre stata rappresentata dalla possibilità di allinearsi con la posizione europea per dare discontinuità nell’affrontare il fenomeno migratorio. Un impegno confermato più volte dai piani alti del Viminale che nel frattempo ha cercato di darne dimostrazione con promesse, slogan e passerelle. Ed eccoci ora alla resa dei conti: il Patto europeo sull’immigrazione che avrebbe dovuto aiutare l’Italia a risolvere numerose criticità si è concretizzato con un nulla di fatto. Nel documento, presentato a settembre dal presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen, non si parla né di annullamento del trattato di Dublino né di meccanismi automatici sui ricollocamenti. Le istanze avanzate dal governo giallorosso, si sono tradotte in parole gettate al vento. Di questo il ministro dell’Interno Lamorgese ne è ben consapevole anche se il 12 gennaio scorso, durante la sua audizione davanti alla Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato, ha cercato di difendere a spada tratta il suo operato giustificandosi col definire “ambizioso” il Patto europeo in materia di immigrazione e asilo: “Come ho detto sin dall’inizio- ha dichiarato Lamorgese- il Piano presenta delle criticità”. Una dichiarazione ben lontana da quelle rilasciate nei mesi scorsi in cui si sbandierava il raggiungimento di importanti obiettivi:l’Italia è stata dunque isolata a livello comunitario e la doccia fredda sta sortendo i suoi effetti che adesso, alla resa dei conti, sono difficili da ammettere.

Ursula Von Der Leyen

Ricollocamenti? Una chimera

Una fatica ammettere anche la disfatta per quanto concerne il sistema dei ricollocamenti. Sono 920 i migranti ricollocati in tre mesi: un numero esiguo se si considera che gli stranieri sbarcati nell’anno appena concluso sono circa 34mila. Ma neanche in questa circostanza c’è stato un mea culpa, anzi, il contrario. Il ministro Lamorgese ha provato a difendere questi numeri ritenendoli come un passo avanti rispetto agli anni precedenti: "Prima dell'accordo di Malta- ha affermato il ministro- avevamo 125 ricollocati, dopo l'accordo sono state ricollocate 920 persone, un incremento del 90%. L'accordo di Malta funzionava e si è bloccato a seguito dell'emergenza covid”.

Lamorgese a Malta

Ecco che gli accordi di Malta tornano ad essere utilizzati come scudo di difesa per tutelare le frammentarie operazioni poste in essere. Ma è ormai superfluo ribadire come quelle proposte in tema di ricollocamenti automatici siano trasformate in carta straccia anticipando già quello che sarebbe accaduto in seguito. Non sarebbe meglio quindi introdurre un piano differente? Forse lo ha capito lo stesso ministro: “Il processo dell'immigrazione- ha dichiarato-non è un processo per cui esistano ricette facili perché non dipende soltanto dal Paese Italia, ma anche dagli altri Stati europei. Serve un approccio differente”.

Sparito il piano di controllo navale con la Tunisia

Nel suo discorso il ministro Lamorgese ha fatto riferimento all'annosa questione relativa alla Tunisia. Nel 2020 il 42% dei migranti sbarcati proveniva proprio dal Paese nordafricano, le prospettive per il nuovo anno in tal senso non sono delle più rosee. Tuttavia il titolare del Viminale non ha fatto cenno a piani volti a contrastare il flusso proveniente da questa rotta migratoria. In tal senso a novembre era stata la stessa Lamorgese a lanciare l'idea di un piano che prevedeva, tra le altre cose, l'impiego delle navi nel canale di Sicilia. Chi si aspettava, nel suo discorso al Senato, un riferimento a quel piano è rimasto deluso: la proposta di novembre si è rivelata lettera morta. Rispetto ai rapporti con le autorità di Tunisi, gli unici cenni fatti dalla Lamorgese hanno riguardato i rimpatri: “Faremo 10 voli in più a settimana per i rimpatri” ha dichiarato il ministro.

Ma proprio su questo fronte le insidie sono dietro l'angolo. Il governo anche in passato ha sempre provato a mostrare la volontà di rendere più facili i rimpatri, ma il risultato è tutt'altro che scontato: “Lo stesso ministro – ha dichiarato a IlGiornale.it il docente Marco Lombardi, presidente del gruppo di ricerca ItsTime – ha ricordato come il rimpatrio sia di fatto impossibile nella maggior parte dei casi, perché soggetto a degli accordi specifici con i Paesi da cui si parte. I quali fanno ovviamente orecchie da mercante”. I passi in avanti fatti con la Tunisia difficilmente potranno essere quindi risolutori. E soprattutto, ad oggi la vera emergenza da affrontare con Tunisi è relativa alla limitazione delle partenze. Argomento su cui però si è preferito forse sorvolare.

Colpa del governo o colpa dell'Ue?

In un contesto come quello attuale, Roma e Bruxelles si dividono forse quasi equamente le responsabilità. Da un lato il governo giallorosso ha investito politicamente troppo sull'Ue, dall'altro le istituzioni comunitarie hanno attuato linee controproducenti per l'Italia: “La povera ministra – è il commento di Marco Lombardi – appare in difficoltà nel riconoscere le pastoie europee che, augurandoci ogni bene, ci abbandonano a ogni male: l’intervento della Lamorgese è una accusa all’abbandono dell’Italia sul fronte immigrazione dai cosiddetti partner europei”. Il giudizio di Lombardi contro l'Ue è inflessibile: “La solidarietà europea è in realtà un grande fake, che serve solo per il buonismo elettorale”.

“Il ministro mi ha fatto pena, poverina – ha concluso Lombardi – Perché è nuda davanti alla protervia europea nei confronti della quale riconosce la necessità di avere una 'logica costruttiva di compromesso' e che 'comunque dei passi avanti sono stati fatti'. Quel 'comunque' svela tutta l’impotenza dell’Italia nel confronto internazionale sul tema delle migrazioni, che sono l’arma più potente che gli europei hanno contro l’Italia medesima”. Errori da una parte ed errori dall'altra dunque.

Resta però il fatto che l'immobilismo del governo giallorosso sulla questione migratoria è un eloquente dato di fatto. E il puntare tutto su un'improbabile solidarietà europea è il più grande “peccato originale” del Conte II.

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