"Impariamo dall'Europa. E dalla Metsola"

Pina Picierno, perché nel Pd, nonostante i proclami femministi, continua a riproporsi il gap di rappresentanza, dalle delegazioni ministeriali al Parlamento?

"Impariamo dall'Europa. E dalla Metsola"

Pina Picierno, perché nel Pd, nonostante i proclami femministi, continua a riproporsi il gap di rappresentanza, dalle delegazioni ministeriali al Parlamento?

«Ci sono due ragioni: le donne progressiste hanno storicamente una funzione di rottura dei sistemi gerarchici di potere gestiti dagli uomini e questo ha disturbato nel corso del tempo. La destra ha molte donne nelle Istituzioni che però per la condizione femminile non muovono un dito: votano contro la parità salariale, contro l'aborto libero e sicuro, contro le politiche di genere. Se non disturbi il patriarcato non sei un problema nelle istituzioni».

E la seconda ragione?

«La seconda ragione è contingente e riguarda come il Pd decide di stare al mondo, cosa decide di rappresentare. Se vuole essere una forza di cambiamento o meno. E se finalmente le donne del Pd saranno capaci di una lobby positiva che, fin dagli enti locali, crei una lotta autentica che superi un gap inaccettabile».

Dall'osservatorio privilegiato in Europa che cosa si può dire sugli altri Paesi?

«Intanto in Europa esiste la regola assoluta e non derogabile della presenza paritaria tra i generi. E più in generale c'è molta più solidarietà tra donne, anche di diversi schieramenti; nonostante i punti di partenza diversi, si cerca sempre di lavorare nell'interesse comune. Ad esempio in questi mesi ho lavorato molto bene con Roberta Metsola, nell'interesse dell'istituzione che rappresentiamo. In Italia credo sarebbe impossibile.

Il fatto che sia la destra ad avere una leader donna che diventerà la prima premier donna cosa vuol dire?

«Giorgia Meloni ha salvato la destra italiana che era naufragata tra lotte fratricide e scandali. Ha avuto un'autostrada nata dal fallimento dei colonnelli di An e ha saputo percorrerla con coraggio. Dopo Berlusconi e Salvini non c'erano molte alternative».

Le donne della sinistra sono troppo prigioniere della logica correntizia e dei giochi di potere tra i dirigenti di partito?

«Siamo certamente ostaggio di liturgie e simbolismi che spesso ci allontanano dagli obiettivi.

E abbiamo sbagliato molte cose, tra tutte l'incapacità di parlare all'elettorato femminile che nel corso dei decenni si è spostato sempre più a destra. Più in generale eviterei di ridurre semplicisticamente la questione alle sole correnti. Siamo stati insufficienti e lo siamo ad ogni livello».

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