Impregilo e le ombre su Savona

La sentenza: "Savona diffuse notizie false". Ma è tutto prescritto

Impregilo e le ombre su Savona

Milano - «È certo che Savona e Romiti diffusero notizie false e concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del valore delle azioni della società». È il 18 dicembre 2013, quando in Cassazione il procuratore generale Gioacchino Izzo prende la parola nel processo contro uno dei colossi dell'imprenditoria italiana, Impregilo. Sul banco degli imputati c'è solo la società. Ma nel mirino della requisitoria del pg ci sono anche i due uomini che stavano al vertice di Impregilo: l'ad Piergiorgio Romiti e il presidente Paolo Savona. Sì, proprio lo stesso Savona sulla cui candidatura a ministro dell'Economia nel governo Lega-M5s si è consumata una crisi istituzionale senza precedenti, ora destinato al ministero delle Politiche comunitarie. E sulla cui correttezza le carte dell'indagine Impregilo gettano pesanti ombre.
Savona e Romiti erano usciti di scena grazie alla prescrizione, dopo essere stati accusati di aggiotaggio per avere falsificato i conti di Imprepar, una società controllata da Impregilo destinata alla liquidazione. Particolarmente singolari le tecniche di abbellimento: l'inserimento tra i crediti esigibili di 120 milioni di euro di crediti verso il regime irakeno di Saddam Hussein, che proprio in quell'anno (siamo nel febbraio 2003) sta per dissolversi sotto l'invasione occidentale. I crediti finiranno poi in pancia a Sace, l'ente pubblico che assicura i contratti esteri, e verranno valutati zero.
L'inchiesta, aperta dalla Procura di Monza, approda a Milano, qui un giudice ordina l'imputazione coatta di Savona e Romiti, che però se la cavano con la prescrizione. Resta aperto il processo contro Impregilo. Nel 2009 il giudice Enrico Manzi assolve la società ma ha parole di fuoco verso l'operato dei due manager: si cita un promemoria inviato a Romiti in cui Savona per abbellire l'indice di bilancio chiede se è possibile «trovare un poco di utile da qualche parte»; si scrive che le previsioni rese note al mercato erano «veramente basate su ipotesi azzardate», di un «metodo disinvolto» di comunicazioni al mercato; si conclude che i «vertici diffondevano previsioni a braccio».
E non è tutto. La assoluzione di Impregilo viene impugnata alla Procura, e così nel 2013 si arriva in Cassazione. Ed è qui che il ruolo di Savona viene di nuovo mazzolato sia nella requisitoria dell'accusa che nella sentenza: «Vi fu frode da parte del presidente (Savona, ndr)», dice il pg. Che aggiunge: «Savona e Romiti avevano dolosamente manipolato i dati elaborati dagli uffici competenti per poi inserirli nel comunicato stampa in modo da renderli soddisfacenti per il mercato».

E la Cassazione, che accoglie il ricorso, dà atto che vi fu «modifica (o manipolazione che dir si voglia)» da parte di Savona del comunicato preparato dagli organi interni di Impregilo.
Così l'assoluzione di Impregilo viene annullata, si ordina un nuovo processo a Milano. Altra assoluzione che, inspiegabilmente, non viene impugnata. E la faccenda muore lì.

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