Mentre il premier Paolo Gentiloni si trova a dover gestire l'emergenza banche e i conti in rosso di Alitalia, esplode in seno al governo il caso Poletti. Nei giorni scorsi, a colloquio con i giornalisti a Fano, il ministro del Lavoro ha attaccato a testa bassa i 100mila giovani che se ne sono andati dall'Italia perché non sono riusciti a trovare un buon lavoro: "È meglio non averli tra i piedi". Poi ha rincarato: "Non è che qui sono rimasti 60 milioni di 'pistola'". Parole che hanno fatto infuriare le opposizioni che questa mattina hanno depositato al Senato una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Ore infuocate per Giuliano Poletti. Le sue dichiarazioni sui giovani che vanno a lavorare all'estero hanno creato non pochi imbarazzi al governo. Anche perché nelle stesse ore è spuntata fuori la condizione del figlio Manuel che ha potuto non emigrare perché lavora nel feudo di papà e prende soldi pubblici. Una situazione piuttosto imbarazzante che ha scatenato accese critiche sui social network. "Io mi sporco anche le mani - ha provato a difendersi in una intervista al Fatto Quotidiano - mio padre non c'entra nulla con quei soldi". Ma l'indignazione generale resta. E fa ancor più eco se si riascoltano le parole del padre che, da ministro del Lavoro, ha avuto il coraggio di apostrofare che hanno dovuto lasciare il proprio Paese perché quel lavoro non lo hanno trovato.
Contro Poletti si è abbattuta ora una mozione di sfiducia. A firmarla sono i senatori di Sinistra italiana, del Movimento 5 Stelle, della Lega nord e del Gruppo Misto. "Il ministro - si legge nella mozione di sfiducia - ha nelle ultime settimane dato riprova di un comportamento totalmente inadeguato al suo ruolo, esprimendosi in più di un'occasione con un linguaggio discutibile e opinioni del tutto inaccettabili". La mozione di sfiducia ricorda, in particolar modo la dichiarazione "inaccettabile e che compromette la libertà di voto dei cittadini"
608px;"> di Poletti sulla possibilità di evitare il referendum sul Jobs Act grazie allo scioglimento delle Camere e alla convocazione delle elezioni politiche e le "affermazioni gravissime" dello stesso ministro sui giovani italiani costretti a cercare lavoro all'estero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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