Milano - Marco Cappato è indagato dalla Procura di Milano per aver aiutato Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo, a morire con il suicidio assistito. Il pm Tiziana Siciliano, alla guida del pool Ambiente, salute e lavoro, ha iscritto il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni nel registro degli indagati dopo che lui stesso si era auto denunciato martedì ai carabinieri. L'ipotesi di reato è appunto aiuto al suicidio (articolo 580 del codice penale, lo stesso dell'istigazione). La pena prevista per chi «agevola in qualsiasi modo l'esecuzione» del suicidio altrui va da cinque a dodici anni di carcere.
«Sono pronto a difendere le mie ragioni», ha detto Cappato, che due giorni fa aveva messo a verbale davanti ai carabinieri della compagnia Duomo di aver accompagnato in macchina Dj Fabo da Milano alla clinica svizzera in cui il 40enne gravemente infermo ha potuto «ottenere l'assistenza medica alla morte volontaria». L'ex presidente dei Radicali italiani aveva spiegato all'uscita dalla caserma che non c'è stata «alcuna istigazione» al suicidio di Antoniani. Ma di essere pronto, insieme all'Associazione Coscioni, ad andare avanti «finché non verremo fermati» e ad aiutare altre persone che faranno la stessa scelta di Dj Fabo. Ce ne sarebbero già due in lista d'attesa per la stessa clinica. Una battaglia per i diritti contro uno Stato, ha detto il politico, «che gira la testa dall'altra parte e non si prende le proprie responsabilità» davanti alle questioni dell'eutanasia e del fine vita. In questo senso un eventuale processo, nonostante il rischio del carcere, sarebbe per Cappato l'occasione per portare la lotta in una sede istituzionale e per sollevare importanti questioni di legittimità costituzionale. «Vorrei affermare la libertà di auto determinazione in un Tribunale», aveva detto l'attivista.
Non è scontato però che al processo si arrivi. Già due anni fa Cappato si auto denunciò per un caso molto simile, quello di Dominique Velati, ma riguardo alle conseguenze giudiziarie non si seppe più nulla. Lo stesso procuratore di Milano, Francesco Greco, ha sollevato fondamentali distinguo. «Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati - ha spiegato Greco -, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo in materia di diritti. Per questo reato l'aiuto deve essere portato fino all'atto finale». Si tratta, ha aggiunto il capo della Procura, di «una storia complessa che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c'è una questione di diritto alla vita e alla morte».
Intanto nei prossimi giorni Siciliano convocherà Cappato, questa volta assistito da un avvocato, perché confermi le proprie dichiarazioni. Partiranno poi gli accertamenti. Secondo le fonti giudiziarie milanesi, l'iscrizione nel registro degli indagati è stato un atto dovuto dopo l'auto denuncia. Tuttavia l'intenzione dei magistrati sarebbe quella di procedere con cautela e di fare chiarezza su una materia delicata dal punto di vista giuridico oltre che morale.
«Al momento non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale - commenta Cappato a proposito dell'inchiesta a suo carico mentre partecipa al presidio alla Camera per la legge sul testamento biologico -. Attendo l'avviso di garanzia e sono pronto ad assumermi ogni responsabilità nella speranza, però, che anche qualcun altro si assuma le proprie responsabilità, cioè il Parlamento».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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