Gli 007 del ministero della Giustizia stanno indagando sul procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani. Il magistrato che vuole portare alla sbarra l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza e i vertici del ministero della Sanità degli ultimi 15 anni con l'accusa di omicidio colposo per la mancata attuazione del piano pandemico, il suo mancato aggiornamento e la mancata istituzione di una zona rossa nella Bergamasca rischia un procedimento disciplinare: galeotte le interviste di Chiappani alla Stampa, a Repubblica e a una trasmissione televisiva Rai, nelle quali incautamente il procuratore capo si è lasciato andare a una serie di dichiarazioni considerate irrituali ai sensi della legge sulla presunzione d'innocenza (contenuta nella riforma Cartabia) dal responsabile Giustizia di Azione Enrico Costa, che ieri ha sollecitato l'intervento del ministero al sottosegretario Andrea Ostellari (Lega). Poco importa che le interviste siano arrivate «dopo la conclusione dell'attività investigativa e dell'invio dell'avviso, quando gli atti stessi erano da considerarsi pubblici», precisa il leghista. L'ispezione non è formalmente partita, come erroneamente era sembrato ieri leggendo la risposta in Aula del vice di Carlo Nordio: «Il ministero sta effettuando tramite l'acquisizione degli atti gli opportuni approfondimenti istruttori anche di natura ispettiva», si legge nel testo della replica. Tanto che in serata è arrivata anche la smentita tramite l'agenzia di stampa Agi: «Non è arrivata nessuna comunicazione ufficiale». Anzi, a quanto risulta al Giornale il procuratore avrebbe saputo della possibile ispezione proprio mentre a Bergamo teneva un corso sulla riforma Cartabia, la stessa che teoricamente avrebbe violato. Contattato dal nostro quotidiano Chiappani non risponde. «No comment» anche da parte del procuratore generale di Brescia Guido Rispoli che si occupa anche di vigilare sui responsabili delle procure distrettuali. «Il mio obiettivo è tutelare la legge sulla presunzione di innocenza. Qual è l'interesse pubblico dietro affermazioni come queste, fatte in modo disordinato con delle interviste, contrarie allo spirito della legge?», dice Costa al Giornale.
Sin dal suo insediamento il Guardasigilli aveva fatto capire che avrebbe mandato i suoi 007 ovunque si fossero registrate scorrettezze nella diffusione incontrollata di notizie «sensibili», proprio per tutelare il primato del dritto penale, della dignità e dell'onore delle persone durante le indagini. «L'intemerata di Chiappani è stata necessaria - dicono fonti a lui vicine - dopo la fuga di notizie relative alla chiusura delle indagini, su cui lo stesso Chiappani ha ordinato un'investigazione rapida affidata alla Guardia di Finanza a caccia del colpevole: «Ho un'idea su chi possa essere stato...» disse a caldo, tracciando un identikit che porterebbe al virologo Andrea Crisanti, il quale nega e minaccia querele.
Chi conosce il procuratore riferisce che Chiappani, conscio della delicatezza dell'indagine su cui non era trapelato sostanzialmente nulla prima della fuga di notizie, per evitare di essere sfiorato da possibili provvedimenti disciplinari aveva scartato l'ipotesi di fare una conferenza stampa. «Ma la fuga di notizie ha vanificato il suo scrupolo», fa sapere off the record la fonte. L'inchiesta non ha mai riscosso grandi simpatie dal mondo politico, né dai giornaloni.
E a Bergamo qualcuno maligna: «Strana coincidenza che l'annuncio dell'ispezione coincida con le indiscrezioni sulla commissione d'inchiesta Covid», che potrebbe essere presieduta dal Terzo polo e che dovrebbe occuparsi di tutto, dall'efficacia dei vaccini alle cure domiciliari e alternative (tipo plasma) dai banchi a rotelle al lockdown. La stessa commissione su cui Chiappani si era espresso così: «I tempi dell'indagine? Sono stati lunghi, ma sempre meno di quelli della politica». Critiche che qualcuno non ha tollerato.
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