Un aggravio fiscale per contribuenti e imprese che si può stimare in una forchetta compresa tra i 35 e i 50 miliardi di euro. Questo è il nocciolo del programma elettorale che sarà presentato dal candidato premier Pietro Grasso oggi a Roma. I piatti forti del menu sono, ovviamente, una superpatrimoniale e un'ulteriore stretta antievasione «targate» Vincenzo Visco, eminenza grigia del movimento di Bersani e D'Alema.
Premettendo che fino a quando le proposte non saranno messe nero su bianco (ipotesi non remota considerata la disponibilità degli M5s ad alleanze post-elettorali e vista la loro «prossimità» alle tesi fiscali bersaniane) non sarà possibile entrare nel merito, si può ragionare su alcune tesi anticipate ieri alla stampa ed elaborate dal Nens, il think tank economico di Bersani e Visco. Il primo punto è ripristinare Imu e Tasi per la prima casa escludendo solo chi possiede un'unica abitazione di valore inferiore a 400mila euro «recuperando il vecchio gettito e andando oltre». Considerato che anteriormente all'abolizione del balzello sulla prima abitazione l'introito oscillava attorno ai 25 miliardi rispetto ai circa 20 attuali e che si ha l'intenzione di «andare oltre», è possibile ipotizzare che si voglia aumentare il prelievo di una decina di miliardi.
Il secondo punto è la patrimoniale nella sua declinazione più estensiva. Citiamo testualmente le proposte programmatiche di Visco pubblicate nello scorso novembre. «Il prelievo sui redditi da capitale e patrimoniali andrebbe sostituito ed unificato in una imposta personale progressiva sul patrimonio complessivo (mobiliare ed immobiliare) con aliquote contenute e minimi imponibili adeguati in modo da contribuire ad una ragionevole progressività del prelievo». Senza scendere nel dettaglio della ricchezza media delle famiglie e prendendo spunto dalla proposta unificata di Nens ed Eticaeconomia di Luciano Barca (aliquota dell'1% sui patrimoni) si può stimare un gettito compreso tra 10 e 20 miliardi di euro. Anche perché, secondo Visco, in questo calderone bisogna aggiungere una maggiorazione delle tasse sui dividendi, una riforma più aspra dell'imposta di successione sui grandi patrimoni (oltre il milione di euro) e una carbon tax sulle imprese che ricorrono alle fonti energetiche fossili.
Visto che l'ex ministro delle Finanze è sempre stato molto suscettibile rispetto alle critiche, occorre precisare che nelle sue elaborazioni non è stato specificato nettamente se la patrimoniale inglobi l'Imu oppure no. Il monte dei 50 miliardi di prelievo in più si raggiunge e si supera con la stretta sull'Iva di cui porta fieramente il copyright. Fondamentalmente si tratta di un'estensione universale del regime di inversione contabile dell'Iva (integrata nella fattura da chi acquista un bene o usufruisce di un servizio), dello split payment e dello scontrino elettronico. Una modalità che, secondo le vecchie stime del Nens, può consentire di recuperare fino a 50 miliardi.
Questi soldi sarebbero utilizzati dal governo Grasso per scopi assistenzialistici (abbassare le tasse si redditi più bassi, creare posti di lavoro pubblici, piccoli investimenti). Insomma, tax spending perché, come dice Visco, «meno tasse per tutti è uno slogan delle destre».
Eppure proprio il candidato premier Grasso non sarebbe un esempio di virtù per Visco: è in arretrato di 83.250 di contributi al Pd, il suo vecchio partito. E dire che tra indennità e pensione incamera 340mila euro lordi all'anno. Non proprio un proletario.
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