Luca Morisi per diversi anni è stato responsabile della comunicazione della Lega e di Matteo Salvini. È lui l'artefice della bestia social di Matteo Salvini. Analizzava i tweet e i discorsi. Ora è indagato dalla procura di Verona per detenzione e cessione di sostanze stupefacenti. La vicenda è emersa a cinque giorni dal voto anche se l'indagine è di oltre un mese. Un caso? Il Giornale ne ha parlato con Carlo Nordio, magistrato, ora in pensione, ex procuratore aggiunto di Venezia. Il titolare dell'inchiesta Mose. Colui che ha alle spalle le indagini di Mani Pulite, le Brigate Rosse, Tangentopoli.
Questa indagine che colpisce Luca Morisi, non è strana a pochi giorni dal voto?
«In un certo senso è strano, tuttavia poiché in Italia come da regolamento le elezioni si fanno ogni anno è possibile che si tratti anche di una coincidenza. È un fatto tuttavia che alla vigilia delle elezioni, la politica tenda a strumentalizzare ogni forma di indagine anche se infondata, nei confronti degli avversari. L'hanno sempre fatto, anche con Berlusconi. A pochi giorni dal voto usano l'indagine. Queste indagini vengono strumentalizzate a fini politici per delegittimare l'avversario».
Le accuse mosse a Morisi sono gravi?
«Giuridicamente no, anche perché la cocaina detenuta rientra nei limiti dell'uso personale e quindi non costituisce reato. Quanto alla possibilità di spaccio per ora manca la prova, sia della avvenuta cessione, sia della natura della sostanza ceduta cioè se sia stupefacente o meno».
Un leader di un partito è tenuto a sapere dei vizi del suo staff e a renderne conto?
«Un leader non è assolutamente tenuto a risponderne giuridicamente e non è neanche tenuto a esserne a conoscenza. Prudenza però vorrebbe che ci si informasse dettagliatamente anche sulla vita privata di chi ci sta vicino proprio per evitare le strumentalizzazioni di cui parlavo prima. Sotto un profilo mediatico si tratta di una vicenda che avrà conseguenze negative».
La notizia può essere di rilevanza pubblica? A noi veramente interessa?
«A noi in quanto italiani la vita privata di un individuo non può e non deve interessare. Ma quando si ha una forte esposizione mediatica si è tenuti per una propria convenienza a una condotta prudente».
Dopo gli scandali che hanno coinvolto la magistratura, potrebbe esserci un tentativo di pilotare le elezioni da parte delle procure?
«No. Probabilmente c'è stato negli anni passati, ma ora escludo che ci sia una gestione pilotata per influenzare le indagini».
Perché queste cose accadono sempre contro una certa parte politica?
«In realtà non è accaduto sempre contro una certa parte politica, basta vedere il sindaco di Riace. In questo caso è stata la condotta imprudente di Morisi che l'ha cacciato in questo guaio. Non è reato ma...»
Però assistiamo a una sinistra che assolve un ex sindaco anche se condannato e condanna una persona per la quale ancora non c'è alcuna condanna.
«Sono due situazioni assolutamente non assimilabili. Sul caso Morisi c'è semplicemente un'indagine e probabilmente nemmeno un reato, dall'altro c'è una condanna ed è anche vero che il sindaco si era vantato di aver violato la legge. Che poi la condanna sia alta, anche questo è possibile».
Salvini ne uscirà danneggiato?
«Salvini ne uscirà danneggiato dal punto di vista mediatico, ma non
sarà un danno grave. Il contenuto della politica conta più di queste vicende personali. Quello che conta per lui sarà una prudenza su argomenti sensibili come il green pass senza cedere alle emotività di alcuni estremisti».
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