Infezioni in ospedale e morti dopo la chemio. La malasanità in Puglia

Diverse indagini travolgono la sanità pugliese: si investiga su errori medici, morte dopo il primo ciclo di chemio e truffa

Infezioni in ospedale e morti dopo la chemio. La malasanità in Puglia
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Arriva al Perrino di Brindisi per un infarto e contrae un'infezione di klebsiella che lo tiene inchiodato al letto per 170 giorni e gli crea parecchie complicazioni, tra cui una fistola tracheo esofagea, dovute (anche) a errori medici. È stato un autentico calvario quello patito da un 64enne di Ostuni, a seguito di un ricovero d'urgenza. I danni fisici sono stati causati «dalla condotta imperita ascrivibile ai sanitari che lo ebbero in cura», come è scritto nella sentenza del giudice del tribunale (sezione civile) di Brindisi, Caterina Greco, che ha condannato l'Asl Brindisi a un risarcimento per danno non patrimoniale da 193mila euro. Molti i «colpevoli» del calvario.

Le difficoltà respiratorie rendono necessario un intervento di tracheotomia, con l'impianto di una protesi. Ma le cose non vanno per il verso giusto, poiché i sanitari riscontrano una fistola tracheo esofagea. La situazione è talmente critica da comportare il trasferimento presso il Policlinico di Bari, seguito da un viaggio in eliambulanza fino al policlinico di Padova, dove si interviene sulle conseguenze dell'impianto tracheostomico non corretto. La via crucis prosegue con ricoveri presso l'istituto Maugeri di Pavia e il centro funzionale Giovanni Paolo II di Putignano e Cassano delle Murge.

Il caso è solo uno degli episodi della malasanità pugliese. Un'altra storia, pesantissima, arriva da Lecce, dove una donna è morta dopo il primo ciclo di chemio. L'inchiesta è stata aperta dopo la denuncia della figlia dell'anziana, che aveva appena scoperto un mieloma: ha avuto una crisi respiratoria il 30 settembre, un'ora dopo l'avvio dell'infusione nell'ospedale Vito Fazzi. Cinque medici verso il processo per la morte di un altro uomo, Francesco Sebastio, dopo il primo ciclo.

A completare il quadro della malasanità in Puglia è la storia del direttore sanitario di Lecce, indagato perché risultava in servizio ma non era in ambulatorio e aveva 9mila euro in più in busta paga.

È stata aperta un'inchiesta su Stefano Pulli, direttore del Distretto di Campi Salentina, ora sospeso dalla Asl. È accusato di truffa continuata e aggravata e falso ideologico in atto pubblico. Le indagini dei carabinieri hanno documentato il mancato utilizzo del badge da parte del medico.

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