Innocenti i genitori di Renzi. "Un processo inesistente"

Da Scajola fino a Guidi, il giustizialismo militante delle procure condiziona da anni la politica italiana

Innocenti i genitori di Renzi. "Un processo inesistente"
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«Inammissibile»: la Corte di Cassazione mette una pietra tombale sul processo contro i genitori di Matteo Renzi - l'accusa era di fatture false -, rigettando il ricorso presentato dagli (assai pervicaci) pm di Firenze contro la sentenza di assoluzione già pronunciata dalla Corte di Appello nello scorso ottobre.

Comprensibile l'amarezza di Matteo Renzi, che nota come sia ormai per tabulas confermato che quel processo, evidentemente influenzato dal grado di parentela dei due imputati, «non avrebbe mai dovuto essere aperto». L'ex premier è assai duro, comprensibilmente, con chi ha gettato i suoi genitori nel girone infernale della giustizia italiana con elementi di prova rivelatisi poi assai poco resistenti all'esame in giudizio. «Solo l'ostinazione ideologica della Procura di Firenze - sottolinea - ha costretto lo Stato italiano a spendere centinaia di migliaia di euro del contribuente per una vicenda giuridicamente inesistente». Per «la sofferenza di tutta la mia famiglia», ricorda, «non esiste risarcimento. Ma la definitiva assoluzione dimostra - una volta di più - che fare le battaglie in tribunale e affermare la verità è il modo più serio di rispettare le istituzioni contro chi usa alcune procure come arma politica nei confronti degli avversari».

In primo grado, Tiziano Renzi e Laura Bovoli erano stati condannati il 7 ottobre 2019 a un anno e nove mesi di reclusione ciascuno per emissione di fatture false, con sospensione condizionale della pena. Poi la Corte di appello aveva smontato tutto il castello di accuse, stabilendo che i due imputati andassero assolti con formula piena, perchè «il fatto non costituisce reato».

Ma la Procura non aveva digerito lo smacco, e aveva presentato ricorso: respinto recisamente dalla Suprema Corte col verdetto di ieri. «La legge è uguale per tutti, anche per chi si chiama Renzi», aveva detto la madre dell'ex premier durante il processo di secondo grado. «Non ho mai fatto fatture false in vita mia».

L'assoluzione dei genitori di Renzi, messo alla gogna da numerose inchieste che hanno colpito lui e la sua famiglia (finora con esito negativo per l'accusa) piomba in uno scenario politico di nuovo arroventato dallo scontro politica-pm. Basta ripercorrere l'elenco infinito dei casi di ministri, amministratori o esponenti politici raggiunti da inchieste e -spesso - costretti alle dimissioni per realizzare che esiste una anomalia tutta italiana. Da Francesco Storace, che si dimise nel 2006 da ministro della Salute nel governo Berlusconi per il cosiddetto Laziogate, poi assolto in Appello «perché il fatto non sussiste» al titolare della Giustizia, Clemente Mastella, che lasciò il governo Prodi nel 2008 per l'accusa di presunti illeciti nelle nomine alle Asl. Risultato: assoluzione per lui e per la moglie, la quale nel frattempo era anche finita anche ai domiciliari. Nel 2010 toccò a Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico con Silvio Berlusconi, per la vicenda della casa al Colosseo: dimissioni, poi l'inchiesta per finanziamento illecito finì nel nulla. Sono poi i governi Letta e Renzi ad affrontare le fuoriuscite dei membri dell'esecutivo. Durante il primo, l'ex segretario del Pd ebbe parecchi grattacapi.

Dal Cdm uscirono prima Josefa Idem e poi Nunzia De Girolamo. Assolte. Poi con Matteo Renzi fu il turno di Maurizio Lupi e Federica Guidi, anche loro prosciolti da ogni accusa. Poi si passò ai genitori del premier: stasera l'assoluzione definitiva.

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