Insulti e abusi sulle pazienti. Sospeso un infermiere

Il 35enne denunciato da due ragazze, una è minorenne. I casi sarebbero almeno una decina

Entrava nelle stanze delle pazienti e le palpeggiava nelle parti intime. Venerdì gli agenti della squadra mobile hanno notificato la misura interdittiva della professione a un infermiere 35enne di Viterbo, accusato di molestie sessuali su pazienti giovanissime, alcune minorenni. Accade in provincia di Viterbo in una struttura sanitaria in convenzione, specializzata in disturbi legati al comportamento alimentare. Il primo caso alla fine di dicembre quando una ragazza, dimessa dalla clinica, racconta al padre degli «strani» comportamenti dell'uomo. «Prima mi ha baciato in bocca, poi mi ha detto parolacce e mi ha toccato lì...». L'uomo si rivolge immediatamente alla direzione sanitaria dell'istituto che sospende l'operatore sanitario. Scatta subito dopo una denuncia in questura.

Gli agenti indagano su questo e su altri episodi e scoprono che l'uomo avrebbe molestate altre donne. Almeno due i casi denunciati in Procura, tutti verificati, tanto che il pm chiede gli arresti domiciliari. Ma le indagini proseguono e il gip, per il momento, lo denuncia a piede libero con l'interdizione all'attività per 10 mesi. Quanto basta per ottenere nuovi indizi, raccogliere tutti gli elementi probatori per incriminare, e arrestare, l'uomo. «Si avvicinava durante la terapia e mi molestava dicendomi anche frasi ingiuriose. È stato un incubo» racconta la prima ragazza ai genitori. Le indagini, delicatissime, arrivano a una seconda paziente, minorenne. Con l'aiuto di uno psicologo gli investigatori scoprono che l'infermiere usa sempre lo stesso metodo per molestare le ragazze in cura. Le due testimonianze si rivelano coerenti e quanto raccontato trova numerosi riscontri. Gli inquirenti temono che le vittime del paramedico siano decine.

Il modus operandi è ben collaudato e finora gli ha permesso di farla franca. Nelle primissime ore della mattina l'uomo si presenta nelle camere delle ragazze appena ricoverate nella struttura per combattere i disturbi legati all'alimentazione. «Inizialmente aveva modi gentili, fin troppo galanti. Poi diventava brusco», raccontano le giovanissime.

Dopo il primo approccio passava alle vie di fatto, toccandole e ingiuriandole per metterle in soggezione e impedire loro di reagire. «Comportamenti messi in atto ai danni di soggetti già in uno stato di inferiorità fisica e psichica - sottolinea il gip di Viterbo - che proseguivano fino alle dimissioni delle giovani vittime».

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