Intercettazioni, il piano manettaro dei 5 Stelle

Bonafede prepara una nuova legge sulle intercettazioni. Ma Salvini frena: "Le chiacchiere non finiscano sui giornali"

Intercettazioni, il piano manettaro dei 5 Stelle

Il tema delle intercettazioni è da sempre un tema molto delicato e ora il governo gialloverde sta lavorando per capire come gestire al meglio questo fuoco. Il minsitro della Giustizia, quindi, sta lavorando ad una riforma che comprenda anche questo tema, una riforma a tre step. Alfonso Bonafede vuole subito il disegno di legge per accelerare i tempi del processo penale e far entrare in vigore il blocco della prescrizione da gennaio 2020. Poi una nuova legge sulle intercettazioni. E qui viene il bello. Infine, un nuovo sistema elettorale per il Csm da delegare al Parlamento.

Ma andiamo alle intercettazioni. L'idea di Bonafede è quella rendere pubblicabile tutto quello che ha un interesse pubblico, chiudendo così a tutto ciò che riguarda fatti privati. Per questo il ministro della Giustizia incontrerà venerdì Ordine dei giornalisti e Fnsi. "Condivido che non vadano diffusi fatti privati o che non riguardino terzi - dice a Ilfattoquotidiano -. Ma il diritto all'informazione non può essere limitato. Va pubblicato ciò che ha rilevanza pubblica e il confine è tracciato dal diritto. La privacy, per me sacrosanta, è già tutelata dalla legge. Non si può tornare indietro con le lancette dell'orologio". Ma se questa è l'idea di Bonafede, quella della Lega e di Matteo Salvini è molto più rigida. La Lega, infatti, vuole mettere paletti molto più stringenti, bloccando l'uscita delle carte nella prima fase delle indagini.

Solo qualche giorno fa, più precisamente il 14 giugno, Salvini ad un convegno all'università Cattolica di Milano aveva spiegato chiaramente che la riforma della giustizia "penso sia fondamentale, non per quello che leggiamo adesso, per i problemi del Csm di adesso, perché garantire tempi certi, criteri di assunzione e selezione al di sopra di ogni sospetto sia fondamentale per 60 milioni di italiani". E poi aveva aggiunto: "Non entro nel merito di quello che sto leggendo, mi permetto di dire, l'ho detto in altre occasioni e lo dico adesso che coinvolge magistrati, che è incivile leggere sui giornali intercettazioni che non hanno rilievo penale e spero che essendoci anche loro questo volgare e indegno canale di comunicazione tra alcuni uffici delle procure e alcune redazioni di giornali" finisca perché "non è degno di un paese civile".

Per il vicepremier leghista, quindi, "quello che serve all'indagine è giusto che venga conosciuto, le chiacchiere senza rilievo penale non devono finire sui giornali". E spiega: "L'ho detto a Bonafede e al premier Conte, o la riforma della giustizia si fa adesso, o non si fa per i prossimi cento anni. Penso che settimana prssima, mercoledì o giovedì, ne parleremo col ministro Bonafede".

Intanto il premier Giuseppe Conte si sbilancia e sostiene che "sui temi della giustizia

bisognerà fare una riflessione, vorrei capire quali sono i piani di Bonafedere. Faremo una riforma sulla tutela delle fonti in modo da difendere la libertà di stampa".

Si apre un altro fronte (di scontro) nel governo gialloverde?

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