La sinistra europea viene in soccorso di Schlein e Conte e prova a «infilzare» il governo Meloni sul salario minimo. L'affondo arriva dal commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit, esponente del partito Operaio Socialista del Lussemburgo, che sceglie le pagine de La Stampa per aprire il fuoco contro l'Esecutivo: «L'Italia è un caso particolare perché ha un alto tasso di copertura della contrattazione collettiva, ma al tempo stesso presenta settori interi con stipendi molto bassi. E dunque la questione si pone. I livelli bassi dei salari disincentivano le persone a lavorare o le spingono a farlo in nero. Un salario minimo potrebbe essere un elemento positivo per contrastare questa dinamica». Parole che suonano nelle stanze di Palazzo Chigi come un'entrata (l'ennesima da parte della commissione Ue) a gamba tesa sul potere legislativo del Parlamento italiano e sull'azione di un governo scelto dagli italiani. Insomma, la solita la predica da parte del professore di turno che occupa le stanze di Bruxelles. Schmit è un rappresentante della sinistra radicale, un fanatico della patrimoniale che ci vorrebbe tutti più poveri. Il capo dei Cinque stelle coglie al volo l'assist di Schmit e prova a cavalcare il tema: «Oggi (ieri) il Commissario al Lavoro dell'Unione europea Nicolas Schmit dice quello che ripetiamo a Giorgia Meloni da mesi: serve un salario minimo legale subito anche in Italia. Ormai a remare contro sono rimasti solo Meloni, Salvini e Tajani. Sono troppo impegnati ad aumentare le tasse e a tagliare le pensioni». Restano in silenzio gli altri due leader del campo largo, Elly Schlein e Carlo Calenda. Mentre dal centrodestra replica Walter Rizzetto (Fdi), presidente della commissione Lavoro della Camera: «Trovo piuttosto curioso il passaggio del Commissario Nicolas Schmit sul tema dei salari; avremmo dovuto, su legittima richiesta dell'opposizione, audirlo entro qualche settimana nelle Commissioni di merito, forse avrebbe potuto attendere nelle dichiarazioni, o almeno, la correttezza lo avrebbe suggerito». Eppure l'attacco giunto dal fronte europeo sembra pianificato. Proprio ieri in Aula si discuteva la mozione a firma Chiara Braga, capogruppo dem a Montecitorio, sul tema delle retribuzioni in Italia. Tra i banchi del Pd prende la parola Federico Fornaro che attacca: «Stiamo assistendo a una netta contrapposizione tra la proposta delle opposizioni, sostenuta da un ampio spettro di forze sociali e da una vasta letteratura, per l'introduzione anche in Italia del salario minimo legale e una aprioristica preclusione delle forze di maggioranza nei confronti di tale strumento giuridico».
Dal campo della maggioranza il discorso sul salario minimo sembra chiuso: nella relazione, elaborata dal Cnel guidato da Renato Brunetta, vengono sollevati dubbi sull'utilità di una retribuzione minima legale fissata a 9 euro, come chiede la Cgil in testa. Proprio il sindacato guidato da Maurizio Landini è inciampato sul salario minimo, grazie alla storia rivelata dal Giornale dei lavoratori pagati al di sotto dei 9 euro proprio dalla Cgil.
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