Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, il numero dei pensionati in Italia è ormai superiore a quello di chi lavora. Lo squilibrio è maggiore al Sud. Come intervenire?
«Sono dati che devono far riflettere tutti. Il vero problema del nostro Paese è la mancata crescita degli ultimi vent'anni che si ripercuote non solo sui bassi livelli di occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno, ma anche sull'aumento preoccupante della denatalità. Una spirale da spezzare. Bisogna sbloccare gli investimenti pubblici e privati, abbassare drasticamente le tasse a lavoratori dipendenti, pensionati e imprese che investono e assumono stabilmente. Dobbiamo superare i veti del passato sulle opere infrastrutturali ed energetiche, colmare le carenze di organico e stabilizzare il personale nella pubblica amministrazione, nei comuni, nella sanità, nei servizi pubblici, nel comparto dell'istruzione. Abbiamo una occasione straordinaria del Pnrr che non può essere sprecata. Il raggiungimento dei 55 obiettivi del 2022 è una bella notizia: ora bisogna andare avanti e accelerare la messa a terra dei target 2023. Dobbiamo condizionare le risorse alla creazione di occupazione stabile, specialmente giovanile e femminile».
Il reddito di cittadinanza è parte del problema?
«Non credo che le colpe siano del reddito di cittadinanza. Anzi, non possiamo archiviare questa misura senza prima introdurre uno strumento alternativo che contrasti adeguatamente le povertà e affianchi ogni persona nella formazione e nella ricerca di un lavoro dignitoso. Il reddito va legato a un grande investimento sulle competenze e sulle politiche attive, una rete che sappia tutelare e orientare le persone nelle fasi di passaggio tra un'occupazione e l'altra, mettendo in sinergia sistema pubblico di collocamento, sussidiarietà, bilateralità, agenzie private».
La Cisl ha proposto a governo e parti sociali un patto finalizzato a tutelare i salari sviluppare l'occupazione. A che punto siete dopo il confronto positivo sulla manovra?
«Per noi l'obiettivo da raggiungere nei prossimi mesi resta quello di un patto anti inflazione che dia vigore ad una nuova politica dei redditi e ad una strategia redistributiva di coesione e sviluppo. Obiettivi su cui dobbiamo convergere attraverso un confronto serrato sui tavoli conquistati su pensioni, sicurezza, politiche industriali, ai quali andranno subito affiancati spazi di confronto su fisco, politiche attive e welfare. Bisogna puntare ad uno statuto della persona nel mercato del lavoro. Il nuovo articolo 18 ha oggi un nome: si chiama diritto-dovere alla formazione permanente».
Dal punto di vista fiscale qual è la priorità per incidere sul problema: aumentare la decontribuzione per i neoassunti, tagliare il cuneo o potenziare gli sgravi per le famiglie?
«È venuto il momento di una riforma fiscale legata anche alla crescita del Paese, al nuovo mercato del lavoro ed alle esigenze delle imprese. Aver innalzato da 20 a 25mila euro la soglia di reddito che beneficerà del taglio del 3% del cuneo è stata una nostra richiesta accolta dal governo. Ma è chiaro che non è sufficiente. Salari e pensioni vanno elevati abbassando le tasse, rispettando il principio di progressività, mettendo al centro le relazioni industriali, rinnovando e innovando i contratti, azzerando le tasse sulla contrattazione di secondo livello, costruendo un nuovo meccanismo di adeguamento all'inflazione, controllando i prezzi e innalzando la produttività».
Il vostro comportamento responsabile sulla manovra ha creato frizioni con gli altri sindacati. Come partirà il 2023?
«L'impianto della legge di Bilancio è molto migliorato attraverso il dialogo e in modo coerente rispetto a diverse nostre proposte. E questo pur in un contesto di oggettiva scarsità di risorse. Rimangono alcune criticità a partire da opzione donna, voucher e dalla flat tax, che andranno corrette attraverso il confronto.
Bisogna aprire un grande cantiere nazionale della corresponsabilità. Su questo sfidiamo oggi il governo, le associazioni imprenditoriali e anche Cgil e Uil. Per costruire insieme la ripartenza del Paese su basi solide ed eque abbiamo bisogno di unità e concordia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.