«No, no io non sono come quel poliziotto, non potrei mai ammazzare nessuno, mi vorrei soltanto ammazzare da sola, vorrei salire su una montagna e buttarmi giù. Però mi trattengo per i miei figli, non devono vergognarsi di me, non posso immaginare che la gente dica che mi sono suicidata per colpa dei gratta e vinci..».
Cecilia piange. Racconta e piange. Ha 62 anni, due figli avvocati, che sanno e fanno finta di non sapere, ma evitano ormai di affidarle anche pochi spiccioli.
«Sono diventata una bugiarda, chiedo dei soldi per delle medicine o per il cibo ma poi quando ho in mano qualche liquido mi sento come ipnotizzata. Prendo una magra pensione che finisce nelle tabaccherie della mia città. Entro in un negozio e compro dei gratta e vinci, ormai da cinque euro. Non mi posso permettere più quelli da dieci e da venti..».
Quando ha scoperto di essere dipendente al gioco?
«Ho avuto due mariti con la passione del gioco. Ma con loro andavo al casinò, facevo una vita da gran signora. Al mio secondo marito, in particolare, piaceva il gioco di carte, il totocalcio, ma quando perdeva non ci pensava più. Non era ossessionato. A me invece piacciono i gratta e vinci. Lui giocava al tavolo da gioco e io mi compravo 300 euro di grattini. Mio marito è morto e io, da circa sei anni mi sento una drogata».
Quanto le è costata questa mania?
«E chi lo sa. Avevamo quattro case quando era ancora in vita mio marito. Ora ho venduto anche l'ultima per circa 250 mila euro che ho convertito in grattini, poi ho fatto debiti, ho persino rubato la carta di credito di mio figlio per comprarmi i tagliandini. Ora non rispondo neppure al cellulare perché ho paura che siano le finanziarie e i miei debitori a batter cassa».
Quanti debiti deve pagare?
«Mah, ho chiesto cinque piccoli prestiti: tremila, tremila, tremila, tremila, tremila...».
E?
«Con gli interessi devo restituire 40 mila euro. Ma non so dove prenderli. Sono disperata. Non vorrei dire nulla a mio figlio ma mi trovo all'ultimo stadio. Appena ho qualche soldo mi interessa solo giocarmi il grattino, il diavoletto mi porta sempre lì».
Quanti grattini ha cancellato nella sua vita?
«Migliaia e migliaia. Sono diventata una maniaca. In cantina ne ho scatoloni pieni, 280 mila euro di tagliandi. Su ogni scatola ho scritto: Sono una stronza perché in questo pacco mi sono giocata 100 mila euro; sono una stronza perché in questo pacco ho bruciato 120 mila euro»
Ma cosa prova quando gioca?
«Sete di rivincita. Spero di rifarmi, mi dico: vedrai questa volta ce la fai, hai la vittoria in tasca».
Ha mai vinto?
«Solo una volta, 500 euro. Poi qualche cento euro e a 20 euro. E me li rigiocavo subito».
Non è mai critica verso se stessa?
«Quando sono lucida mi chiedo perché lo faccio, mi riprometto di smettere. Poi vado a comprarmi le sigarette, vedo quei grattini che scendono a cascata e mi faccio tentare. Ora però posso comprarmi solo quelli da 5 euro. Prima compravo a mazzi quelli da 20 euro. Spendevo anche mille euro a volta, poi li grattavo uno a uno, li ricontrollavo, li selezionavo e alla fine contavo quanti soldi avevo perso. E mi veniva da sputarmi in faccia».
Ha mai provato a farsi aiutare?
«Dallo psicologo, alla Asl, durante le sedute mi sentivo meglio, poi uscivo e ricominciavo peggio di prima».
Spera ancora nella fortuna?
«Si, mi auguro che scocchi una scintilla anche con un grattino da 5 euro».
Cosa pensa di se stessa?
«Sono diventata una tossicodipendente del gioco. Non mi curo più e sono invecchiata di dieci anni. Ero una donna abituata ad andare dal parrucchiere e dall'estetista, molto agiata. Mi sono venduta tutto. Case, pellicce, gioielli, non mi rimane che l'usufrutto di una casa. Se fosse stata mia l'avrei già venduta e sarei finita in mezzo a una strada».
Come si sente ora che non ha più un soldo da giocare?
«Malissimo: mi tremano le mani, le gambe, ho formicolii da tutte le parti. Non so più da chi farmi aiutare».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.