"Io epurato da Grillo per aver fatto il mio dovere"

Scoperchiò un caso di inquinamento in Basilicata, ma Beppe lo gelò: "Mi fai fare brutta figura"

"Io epurato da Grillo per aver fatto il mio dovere"

Quella telefonata - era il 2013 - l'allora tenente della polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, se la ricorda bene. Lui era candidato in pectore per il Movimento 5Stelle. Dall'altro capo del telefono, il suo «mito», Beppe Grillo, che, invece di congratularsi con lui (che aveva appena scoperchiato un clamoroso caso di inquinamento ambientale in Basilicata), lo gela: «Mi fai fare una brutta figura, hai una condanna in primo grado per la questione della rivelazione dei segreti d'ufficio relativi ai risultati del campionamento della diga del Pertusillo. Ti sostituirò con un altro». Sogno infranto. E tante amarezza. Ma la storia del tenente Di Bello - cui hanno tolto la divisa per oscuri giochi di potere - è da anni l'emblema di chi viene massacrato solo per aver fatto il proprio dovere. Altro che rivoluzione degli onesti.

Dopo quelle parole di Beppe Grillo Di Bello fu scaricato dai 5 Stelle. Ci sono osservatori politici che sospettano che in Basilicata i 5 Stelle siano solo un bluff funzionale alla perpetuazione del potere Pd nel segno della dinastia della famiglia Pittella. Insomma un po' come accade in quei paesini dove il sindaco sceglie la maggioranza, ma anche l'opposizione.

«Non hanno tutti i torti - risponde Di Bello -, prendiamo ad esempio l'unico senatore eletto in Basilicata nei 5 Stelle. Bene, lo stesso è cognato ad un ex consigliere regionale con più mandati e sindaco del Psi, uomo della famiglia Pittella che nell'autunno del 2013 fu il primo ad uscire pubblicamente sui giornali locali con l'appoggio a Pittella presidente».

Di Bello, ora completamente scagionato, fa il custode al Museo provinciale di Potenza, ma il suo ex movimento non gli è mai stato vicino in tutti questi anni di calvario giudiziario. «Non solo - racconta Di Bello -, ma venni anche diffamato da Luigi Di Maio nel corso di un'intervista ai giornali e alle tv, l'occasione era quella della esclusione di un candidato consigliere per l'Emilia-Romagna e invece di parlare di quella regione parlò del sottoscritto definendomi un immorale, che il M5S prendeva tra le proprie fila solo persone di indubbia moralità». Oggi Di Bello è candidato con la lista Ingroia. Non teme nessuno. Tanto meno il successo dei 5Stelle in Basilicata. La divisa, però, l'ha persa comunque. La voglia di combattere per la propria terra è invece rimasta intatta. Per lui la «rivoluzione degli onesti» non è una pura forma retorica, ma un impegno che continua a professare. L'amarezza per le «stelle cadenti» del suo passato è tanta. Ma l'analisi politica resta lucida. Altro che «rivoluzione degli onesti» pentastellata, la storia dell'ormai tenente Di Bello è l'emblema di chi è stato massacrato solo per aver esercitato il suo impegno civico. In Basilicata lo hanno capito tutti. Solo i 5 Stelle fanno finta di nulla.

Ma

Di Bello continua la sua battaglia: «Il connubio tra i veleni prodotti dei signori della politica e le contaminazioni delle holding del greggio stanno uccidendo il futuro della Basilicata e minando la salute dei lucani».

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