- Tre geni del male a Vicenza si ritrovano senza soldi per l’aperitivo e che fanno: rinunciano? Macché. Vanno al supermercato e rubano il necessario. Per carità: in Veneto lo Spritz è sacro, ma forse non bisognerebbe esagerare.
- Repubblica si accorge, un po’ in ritardo, che “l’azienda più importante d’Europa è a un passo dal fallimento”. Di chi parliamo? Già, della svedese Northvolt, la gigafactory che avrebbe dovuto combattere la Cina nella produzione di batterie per le auto elettriche. Era un simbolo. Simboleggiava la speranza che l’Europa, dopo essersi auto-imposta dei limiti alle emissioni di C02, sarebbe riuscita a recuperare lo svantaggio con Pechino. Un’utopia, che si è presto rivelata per quello che è: una follia. I manager si sono scontrati con problemi di produzione in serie (non realizzi batterie così dal nulla), morti sospette (indagini in corso), costi elevati e crollo della domanda di auto a batteria. E così ciao ciao al 20% della forza lavoro. Scommessa persa.
- Adesso Repubblica vuole rovinarci anche il piacere delle biroches a mezzanotte. Ce ne freghiamo se l’orologio biologico dice di no.
- Due paroline su Francesco Spano, l’ex direttore dell’Unar, fatto dimettere da un servizio delle Iene, duramente contestato da Giorgia Meloni nell’anno del signore 2017 e adesso Capo di Gabinetto di Alessandro Giuli al Mic. Nulla da eccepire sulle qualità di Spano, che sarà bravissimo e comunque né la Corte dei Conti né i Tribunali ebbero da ridire sul suo operato all’Unar. Il punto però qui è politico. E anche di opportunità. Ma è mai possibile che un ministro “di destra”, con un pedigree “di destra”, non abbia trovato di meglio che scegliersi come capo di gabinetto uno che è stato consigliere del Pd, già vicino a Giuliano Amato e Giovanna Melandri? Delle due, l’una: o sbagliò a suo tempo Fdi ad attaccarlo, oppure sbaglia oggi ad elevarlo al Ministero della Cultura. No?
- Nel pacchetto di ringraziamenti ad Joe Biden quando lascerà la Casa Bianca infilateci anche le notizie che arrivano dall’Afghanistan, Paese abbandonato nelle mani dei Talebani senza un minimo di exit strategy. I barbuti padroni afghani hanno vietato ai media di pubblicare le immagini di persone o animali. Mai più esseri viventi in tv, come previsto dalla Sharia.
- Pare che una tizia sia affetta dalla “malattia del vampiro”: in pratica se tocca l’aglio rischia di morire. Dispiace, poraccia. Però viene subito alla mente Aldo e il test della cadrega: “Sono il conte Dracula, minchia”.
- Il successo di SpaceX, capace di recuperare il booster di uno dei suoi razzi sparati in orbita, è dedicato a tutti quelli che - durante i fallimenti del Falcon - si facevano beffe del miliardario prima amico e ora nemico dei progressisti mondiali. La filosofia è: provare, sbagliare, ritentare. Servono un sacco di soldi, certo. Ma funziona.
- Stupirsi oggi che Stellantis si sia intascata sussidi e incentivi statali per delocalizzare e aumentare i ricavi, senza garantire certezze per il Belpaese, è da sciocchi. Abbiamo tenuto in piedi forzosamente un settore che da tempo non avrebbe potuto mantenere i livelli forza lavoro che ha. Leggere sul Corriere della Sera che un’operaia in 24 anni di lavoro in fabbrica ne ha passati ben 10 in cassa integrazione ti fa capire che il sistema nel suo complesso è totalmente senza senso.
- È partita la prima nave che porterà i migranti “non vulnerabili” in Albania, nei due centri costruiti dall’Italia dopo l’accordo tra Giorgia Meloni ed Edi Rama per esternalizzare i flussi migratori e - si spera - fare da deterrente per chi pensa di partire alla volta dell’Europa. Ong, Pd e +Europa sono subito partiti all’attacco e la cosa, va detto, non è che sorprenda. In fondo tutti e tre da tempo hanno sposato la causa dei porti aperti a tutti, peraltro senza accorgersi che intanto le sinistre di mezza Europa hanno cambiato posizione. Il punto non è che siano contrari, ma il motivo per cui lo sono. Oggi infatti tutti puntano il dito contro i costi che dovrà sostenere l’Italia per gestire i centri albanesi e pagare vitto e alloggio agli immigrati in loco: le stime vanno dai 650 milioni di euro (fonte: il governo) al miliardo (fonte: Repubblica) per il quinquennio dal 2025 al 2028.“Uno sperpero - urla Elly Schlein - Potevamo usare quelle risorse per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri”. Per Riccardo Magi si tratta di un “uso vergognoso dei soldi dei contribuenti in questa sua campagna elettorale infinita”. Mentre Sea Watch ritiene “le tasse degli italiani possono essere spese meglio, per accogliere e includere, anziché respingere”. Balle. E non solo perché gli italiani hanno effettivamente dato il mandato al governo di risolvere la grana migranti, riducendo gli sbarchi (il che può non piacere, ma si chiama democrazia). Non solo perché larga parte di quei costi (vitto, alloggio, strutture) l’Italia li avrebbe comunque sostenuti anche nei centri di accoglienza in territorio italiano. Ma perché se è di sperpero che vogliamo parlare, allora dovremmo anche guardarci indietro. Il Pd, Magi e le Ong forse dimenticano che tra il 2011 e il 2018 (governi variopinti, in larga parte di sinistra), la spesa per la “crisi migranti” è passata dagli 840 milioni di euro a 4,6 miliardi di euro. All’anno. Senza ovviamente dimenticare i tanti scandali, le cooperative, e le condanne della Corte dei Conti (in ultimo, quella contro Mimmo Lucano). Va bene contestare la strategia albanese. Va bene predicare accoglienza. Ma far leva sui conti pubblici per contestare l’operazione, anche no: se una valanga di soldi sono stati davvero “sperperati” è successo in passato, quando l’incapacità di gestire l’immigrazione ha prodotto portato nel Belpaese una massa di persone in larga parte senza diritto d’asilo. Ma i cui costi sono ricaduti sulla fiscalità generale.
- I sindacati dei calciatori e le Leghe hanno presentato un reclamo alla Commissione europea "per l'imposizione del calendario internazionale delle partite da parte della Fifa”. È vero: si gioca tanto, per carità. Ma il problema è che gli allenatori giocano sempre con gli stessi giocatori. Basterebbe aumentare il turnover.
- Divertentissimo racconto di Dagospia sulla “chat antifà chic” lanciata da Massimo Giannini contro il fascismo imperante di Giorgia Meloni. Ricordate? Si intitolava “25 aprile” e, essendo un calderone di esponenti della cultura e della politica di sinistra, come ogni campo largo che si rispetti è finita in rissa. Rissa intellettuale, ovviamente, in cui grandi cervelli litigano "anche sulle cose su cui sono d’accordo". Motivo del contendere la guerra in Medio Oriente che spacca la sinistra a brandelli tra filo-Hamas, filo-Palestina, neutrali e filo-Israeliani. Inevitabile la lite tra Rula Jebreal e David Parenzo. Una roba da leccarsi i baffi.
- Sono andato allora a vedere anche che fine ha fatto il gruppo Facebook nato da quell’esperienza su Whatsapp. Giannini disse che lo sbarco sul social di Zuckerberg doveva servire ad ampliare la platea degli adepti. A Robinson disse: “Il gruppo 25 Aprile è nato la mattina del giorno della festa della Liberazione. Ho pensato di fare gli auguri di buona festa della Liberazione a tutte le persone alle quali voglio bene: in quel caso ho pensato di fare un gruppo e di condividerlo, avevo messo nella mia agenda un centinaio di persone. La mattina dopo erano 1024, da quel momento in poi sono arrivati tantissimi messaggi di gente che voleva entrare. Per questo ho pensato di trasferire quel gruppo whatsapp su un gruppo chiuso Facebook. Su Facebook perché così non abbiamo limiti numerici e gli amministratori del gruppo possono autorizzare gli accessi. Di certo c’è che non sarà, sicuramente, un partito politico”. Sapete a quanti fedelissimi del 25 aprile è arrivato il gruppo chiuso? Solo 1.741. La pagina (aperta) è invece seguita da poco più di 2.600 persone. E ti credo che Giannini non voleva farne un partito: con ‘sti numeri non porti a casa neppure l’elezione del condominio.
- La Cassazione riapre il processo Ruby. Berlusconi non c’è più, Ghedini è morto, Ilda Bocassini è in pensione, le Olgettine hanno superato i 40, ma l’Italia deve spendere ancora soldi per celebrare un processo a 13 anni (13 anni!) dai fatti e contro persone già assolte in primo grado. Il tutto, peraltro, su una vicenda per cui il Cav venne scagionato con sentenza passata in giudicato. Senza senso.
- Ah, intanto il New York Times ci fa sapere che la Russia sta riconquistando tanti villaggi nel
Kursk e che l’avanzata ucraina potrebbe trasformarsi in un fallimento. L’idea era quella di usare la conquista territoriale in un possibile negoziato. Ma se va avanti così a Zelensky resterà davvero poco da scambiare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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