"Io, leghista e meridionale Così ho trasformato la Basilicata in un feudo del Carroccio"

Pepe ha ottenuto 13mila voti in più del ras dem Gianni Pittella. E nel suo paese uno su due ha votato per lui

"Io, leghista e meridionale Così ho trasformato la Basilicata in un feudo del Carroccio"

Cosa vuoi di più dalla vita? Un lucano. È un amaro destino quello che sta assaporando il Pd in terra di Basilicata.

La sinistra, dopo la «secolare» epopea della Dc di Emilio Colombo e Angelo Sanza, arpionò la Balena Bianca, la uccise e prese il suo posto. Un neocolonialismo di stampo dem durato un ventennio e che ora pare giunto al capolinea. Con un bilancio terrificante. Riuscire a fare peggio della Dc era quasi un'impresa impossibile, ma l'ultimo Pd dei vari Pittella, De Filippo, Bubbico, Restaino, Speranza e via lottizzando è riuscito a farcela.

Il nuovo capitano Achab che ha riservato alla Balena Rossa lo stesso trattamento con cui il Pd si era sbarazzato della Dc, ha un volto bifronte: il Movimento 5 stelle e la Lega di Salvini. Due voti di protesta, ma profondamente diversi: il primo legato a una logica di assistenzialismo, il secondo a una filosofia di crescita attraverso il lavoro. L'elettorato lucano ha premiato entrambi. Ma se per i pentastellati il successo era nell'aria, l'exploit della Lega era meno prevedibile. Un'affermazione clamorosa che porta il nome dell'avvocato Pasquale Pepe, 43 anni, neo eletto al Senato con uno scarto di voti superiore di 13mila preferenze addirittura rispetto al ras del Pd, Gianni Pittella; inoltre nel suo paese, Tolve (Potenza), Pepe ha ottenuto una percentuale mostruosa del 50%.

«Una mano l'avrà data anche San Rocco (il patrono del paese, ndr) - spiega Pepe al Giornale -, ma certo il merito è soprattutto dei tolvesi e dei lucani che hanno capito il messaggio nuovo di Matteo Salvini di cui io sono stato portatore: sviluppo attraverso il lavoro e una forte identità nazionale attraverso la valorizzazione delle identità territoriali locali». Mettere d'accordo autonomia e italianità è quindi possibile? «Per troppo tempo si è confuso il concetto di Patria con quello di Stato - sottolinea il neo senatore che ha deciso però di non rinunciare alla carica di sindaco di Tolve - Dobbiamo aprirci a tutte le realtà sociali e civili. Andare oltre la protesta. Tra sei mesi qui in regione avremo un nuovo appuntamento elettorale. Dobbiamo proseguire nel trend dello sviluppo mettendo al centro il meglio delle nostre risorse. Che ci sono e sono tante. Ma per farle venir fuori è fondamentale la volontà politica. Non questa volontà l'abbiamo e vogliamo metterla al servizio dei territori, e quindi dell'intero Paese».

Morto il Pd, ormai i vostri veri competitor sono i Cinque stelle? «Guai a dare per morto il Pd - avverte Pepe - Loro hanno rendite di posizioni che sono solo in sonno ma potrebbero risvegliarsi improvvisamente. Molto più pragmaticamente possiamo invece sostenere che il voto del 4 marzo in Basilicata ha dimostrato che, anche in questa regione, il centrosinistra non è più imbattibile». Sta di fatto che il feudo Pd è crollato.

«Ma ora viene il difficile - avverte il senatore-sindaco leghista - Noi giocheremo questa battaglia per vincere, consapevoli che gli stessi 5 stelle nelle amministrative, almeno negli ultimi tempi, non hanno lo stesso seguito delle politiche».

Un'ultima domanda: avvocato Pepe, lei è un tolvese doc, se le la chiamano terrone si offende? «Mi incazzo. Sono italiano».

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