Senatore Pillon come ha scoperto questa funzione dei motori di ricerca che segna di rosso i nomi di coloro che sono contrari alle rivendicazioni del mondo lgbt?
«Un mio caro amico mi ha scritto su whatsapp avvertendomi che ci stavano segnalando tutti come gli ebrei con la stella gialla sul petto. Mi ha detto: Vai a vedere ci sei tu con tutti gli altri promotori del Family Day».
E lei ha fatto questa prova? Ha digitato il suo nome sul motore di ricerca scoprendolo segnato in rosso?
«Ho scaricato subito questa applicazione e ho fatto la prova. E mi sono accorto che non era soltanto il mio nome a essere segnato in rosso, ma c'erano anche gli amici del Family Day e molti esponenti della Lega, come Lorenzo Fontana, Massimiliano Romeo e Massimiliano Fedriga. E poi anche esponenti di Fratelli d'Italia come la stessa Meloni».
Cosa pensa di fare adesso?
«Lì per lì non ci volevo credere. Poi navigando sul web e sui social network mi sono accorto che non ero il solo a essermi accorto di questa discriminazione. Anche alcuni esponenti della sinistra si erano espressi pubblicamente contro questa applicazione. Solo per fare un paio di nomi cito Marina Terragni e Monica Ricci Sargentini, anche loro segnalate con il colore rosso perché colpevoli di appartenere all'ala radicale del femminismo (Terf) che si oppone all'utilizzo dei bagni delle donne da parte dei transessuali.
Accertata la discriminazione, pensa di reagire con una denuncia?
«Intanto ho denunciato la cosa pubblicamente attraverso i social network. Poi ho scritto alla responsabile di Google Italia che mi ha assicurato che avrebbe fatto un'indagine interna. Mi riservo però nel prossimo futuro la possibilità - dopo ulteriori approfondimenti - di segnalare questa situazione alla Polizia postale. Sto preparando anche un'interrogazione per i ministri dell'Interno e delle Comunicazioni».
Giudica gli effetti di questa applicazione pericolosi?
«Di sicuro è un segnale di grande violenza. Trovo allucinante classificare una persona attraverso un semaforo rosso solo sulla base delle sue idee. Una cosa del genere non accade nemmeno nelle peggiori dittature e il paradosso è che questo etichettare arriva da chi vorrebbe farci credere di essere discriminato. Pensi se una cosa del genere fosse stata realizzata dai promotori del Family Day per segnalare i contenuti lgbt. I sacerdoti del pensiero unico ci avrebbero messo in croce».
Chi sono i sacerdoti del pensiero unico?
«Quelli che oggi vogliono metterci a tacere con la proposta di legge presentata da Alessandro Zan (ddl che assimila simili proposte avanzate anche da Ivan Scalfarotto e Laura Boldrini, ndr) che parifica dal punto di vista penale la discriminazione sessuale a quella razziale».
Perché considera la proposta un bavaglio?
«Le farò un esempio. Partendo dal presupposto che è giustamente vietato con le leggi attualmente in vigore sostenere che una coppia di bianchi non possa adottare un bambino di colore, diventerà reato anche solo sostenere di non essere favorevole alle adozioni da parte dei gay. D'altronde la proposta non mira a inasprire le pene. Istituisce proprio nuovi reati».
Non pensa che la Consulta fermerà una legge che
limita la libertà di opinione?«Magari lo farà ma tra qualche anno. Nel frattempo chi osa dire di non essere d'accordo sul matrimonio gay o sul gender nelle scuole rischia di andare in galera da 18 mesi a 6 anni». PFB
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