Marina Terragni è giornalista e scrittrice, femminista della prima ora. Una donna di sinistra. Ha scritto sul Corriere della Sera, ora sul Foglio. L'altro giorno è stata nominata dai presidenti delle Camere come garante per i diritti dell'Infanzia. Si è scatenato il putiferio a sinistra e nel mondo Lgbtq. Non la vogliono.
La critica principale che le fanno è: «Non ha le competenze».
«Dicono che è un posto che spetta a un magistrato, ma non è previsto l'obbligo di formazione giuridica. La mia è di tipo umanistico-antropologico, probabilmente sono stata indicata in forza di uno sguardo diverso. Servono ovviamente anche competenze giuridiche e scientifiche: le attiveremo tutte per formulare proposte in una chiave - speriamo - concreta e innovativa».
Tanti hanno detto: ma questa maggioranza di destra non aveva nessun altro per questo incarico ed è dovuta andare a pescare una di sinistra?
«Il fatto che il governo abbia scelto una donna di sinistra mi sembra un interessante segno di apertura. Immagino che si registri qualche malumore anche a destra. Credo che questo voglia dire che mi viene riconosciuta indipendenza di giudizio».
La disturbano queste polemiche?
«Mi pare interessante un simile trambusto per la nomina ad un incarico del quale, finora, non sembrava importare granché. Questa attenzione, anche se in parte non benevola, spero resti viva. Sono un'acerrima nemica del no-debate. C'è bisogno di fare moltissimo per i bambini e gli adolescenti. Si fa meglio se c'è interesse e dibattito nell'opinione pubblica».
Qualcuno da sinistra ha solidarizzato con lei?
«Stefano Fassina. Il senatore Renzi si è felicitato in privato».
Il mondo Lgbtq sembra offeso.
«Non capisco perché».
Beh perché lei spesso è entrata in polemica con quel mondo
«Sulla maternità surrogata?».
Per esempio.
«Sono molto contenta della legge sul reato universale, insieme al femminismo radicale di tutto il mondo. A proposito dei diritti dei bambini: primo diritto è quello che viene riconosciuto anche ai gatti: non essere staccati dalla propria madre».
Sulla cosiddetta genitorialità omosessuale?
«È nella libertà di tutti diventare madri o padri. Anche dei non eterosessuali. Ma serve sempre l'apporto dei due sessi, fatto non aggirabile».
E sui trans che mi dice?
«Quando mi danno della transfobica resto di stucco. Negli anni 80, insieme a Franco Corleone e pochi altri radicali, ho fatto tutta la lotta per la legge 164/82 che consente il cambio di genere all'anagrafe. Eravamo in tre a sostenere quella battaglia. Fino alla legge, firmata peraltro da una democristiana, Maria Pia Garavaglia».
Dicono che lei toglierà i diritti ai bambini arcobaleno
«Sono affermazioni gravissime. I figli arcobaleno hanno già tutti i diritti degli altri bambini e così deve essere. La querelle riguarda il loro atto di nascita: c'è una sentenza della Cassazione, la questione è in mano alla magistratura e al legislatore. Ma diritto del bambino è anche conoscere la verità sulle proprie origini».
Lei si riconosce nel femminismo di oggi?
«Mi arrabbio quando sento dire polemicamente: Dove sono le femministe?. Per esempio quando ci sono violenze come quelle in piazza di Capodanno a Milano, a Colonia, in tutta Europa. Sono anni che ne parlo e ne scrivo».
Ma lei è una voce fuori dal coro
«Il coro è ampio, sono in sintonia con un vasto femminismo internazionale. Certo: se pensi che il femminismo sia il manifestazionificio di Non una di meno che compare due volte l'anno per urlare contro Israele trascinando in piazza ragazzine che non sanno neanche dove sia la Palestina, beh, questo è un problema».
Cosa si aspettano da lei per questo incarico?
«Immagino che auspichino originalità e concretezza».
In che senso concretezza?
«Per me è decisivo il risultato. Sempre. A cominciare dalla salute mentale di bambini e adolescenti. Da quando hanno in mano gli smartphone è in corso un drammatico deterioramento. Se un bambino a 6 anni può accedere alla pornografia violenta, se una bambina diventa anoressica per adeguarsi agli stereotipi sessisti in reteHo dato molto rilievo al tema anche come presidente del Geac, organismo indipendente che affianca il G7 sulle Pari opportunità. Forse questa è un'altra delle ragioni per cui è stato indicato il mio nome».
Dal Pd cosa le è arrivato?
«Ormai da anni solo uno sprezzante rifiuto al dialogo».
Se la aspettava una parola a suo favore da Elly Schlein?
«Mi avrebbe piacevolmente sorpresa».
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