Viviana Parisi, alla guida della sua Opel Corsa grigia, sta percorrendo la A20 Messina-Palermo e nella galleria Pizzo Turda, a Caronia, azzarda il sorpasso di un furgone dell'Anas. La velocità è sostenuta per cui l'impatto è violento. Non si è trattato di un lieve incidente come finora è stato riferito ufficialmente, tutt'altro. Dopo il contraccolpo che ha lasciato segni evidenti sulla fiancata laterale sinistra del furgone, quest'ultimo sbanda e impatta contro il marciapiede a destra. Scoppiano entrambe le ruote destre. Anche l'auto di Viviana perde una ruota che si suppone sia scoppiata. Viviana riprende il controllo della macchina che si ferma poco dopo. Gioele, il figlio di 4 anni - per effetto dell'incidente - potrebbe essere morto o privo di sensi o ferito (ma non ci sarebbero tracce ematiche nel mezzo). Viviana è sconvolta, sotto choc. Scende dall'auto e col piccolo in braccio scavalca il guard-rail e si inoltra per la campagna non dando ascolto a chi la chiama dalla carreggiata, ossia i testimoni irrintracciabili, le cui voci si sentono in sottofondo in una telefonata al 112 per segnalare il sinistro. Poi lascia il corpicino in un luogo al riparo. A quel punto potrebbe essersi tolta la vita lanciandosi dal traliccio sotto cui è stata trovata o avere avuto un malore o essere caduta.
È lo scenario che finora non era emerso dall'inchiesta aperta dalla procura di Patti dopo la scomparsa il 3 agosto da Venetico, nel Messinese, di Viviana Parisi, dj 43enne, e del figlio Gioele. Viviana è stata ritrovata morta l'8 agosto a 500 metri dal punto in cui aveva scavalcato il guard-rail.
C'è il massimo riserbo su quest'ipotesi su cui si sta lavorando, ma ora si comprende meglio come sia fondamentale sapere dai testimoni se il bambino fosse tenuto in braccio o per mano, per ipotizzare con ragionevolezza se era morto o vivo. Il video acquisito dalla procura che ritrae Viviana e Gioele in auto a Sant'Agata di Militello, dove la donna quel 3 agosto si è intrattenuta per 22 minuti e ha fatto rifornimento forse diretta alla Piramide della luce, attesta che Gioele era vivo. Ed ecco il primo interrogativo essenziale di questo nuovo scenario, che non esclude la possibilità che il piccolo sia stato preso da qualcuno: Gioele viaggiava in sicurezza sul seggiolino omologato? Bocche cucite da parte della procura e degli investigatori. Secondo indiscrezioni Gioele non era nel seggiolino, dettaglio che avallerebbe la possibilità che sia morto nell'incidente o si sia fatto male.
Nell'area boschiva di Caronia le ricerche non si sono mai fermate. In ausilio del cane specializzato nel fiutare resti umani ne stanno arrivando altri. «Ce ne sono 5 in Italia dice il procuratore di Patti, Angelo Cavallo -. Uno è già operativo, uno non sta bene e i restanti 3 stanno arrivando». Arrivano anche i cacciatori di Sicilia, carabinieri specializzati nella ricerca di latitanti in zone impervie.
La nuova ipotesi si sposa con la tesi dell'entomologo Stefano Vanin che si è occupato dell'autopsia con due medici dell'università di Messina, che la donna sia morta nel luogo del ritrovamento il giorno della scomparsa.
«Chiunque abbia visto qualcosa dopo l'incidente, nelle campagne, chiami la polizia.
Amo mio figlio e lo voglio trovare», è l'appello accorato di papà Daniele Mondello, che vuole conoscere la sorte di Gioele. La zia paterna, Mariella, ha contattato la sensitiva Rosa Maria Laboragine, detta Rosmary. Lei era già intervenuta suggerendo di cercare nell'acqua, adesso dice che Gioele è sotto delle foglie.
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