Nel giorno in cui il green pass obbligatorio approda nell'aula di Montecitorio, si scopre che proprio quell'aula è l'unico posto d'Italia dove sono consentiti assembramenti senza certificato. Per decisione del presidente della Camera Roberto Fico.
L'ufficio di presidenza ha infatti stabilito che il certificato di vaccinazione o il tampone saranno necessari per accedere al ristorante o alla biblioteca, ma non all'aula. A prendere la parola per denunciare l'assurda incongruenza sono stati ieri numerosi deputati di maggioranza e di opposizione: «Qui non possiamo entrare armati. Non possiamo entrare senza giacca. Ma possiamo entrare senza green pass perché sarebbe un limite all'esercizio della nostra funzione», accusa Roberto Giachetti di Iv. «La decisione di non richiederlo è ingiustificabile e priva di motivazioni razionali, se non quella di stabilire un privilegio per chi sta qua dentro». Un «privilegio» che si trasforma in un grave pericolo per i parlamentari che lavorano, sottolinea Beatrice Lorenzin del Pd: «Qui è un assembramento continuo, non c'è alcun distanziamento. Esentarci dal green pass mette a rischio ognuno di noi nel luogo in cui deve esercitare il proprio mandato. In Parlamento io vorrei poter stare in sicurezza, non richiederlo significa consentire a una minoranza di mettere a rischio tutti». Rincara la dose Teresa Baldini di Coraggio Italia: «Se chiediamo il pass ai cittadini, dovrebbe essere un obbligo etico per i parlamentari quello di presentarsi qui con lo stesso documento. Dovremmo essere un esempio». Da Fdi il capogruppo Lollobrigida concorda: «È una scorrettezza, un privilegio accordato a noi e che noi non vogliamo».
Fico ieri era assente, ma il suo vice Andrea Mandelli ha assicurato che «la questione, di estrema importanza, verrà riportata al presidente e il tema verrà affrontato in ufficio di presidenza».
Che Fico fosse allergico al green pass (almeno nel suo posto di lavoro) si era capito già a luglio, quando aveva detto di «non
sentirsi vicino a chi chiede che qui lo si utilizzi». Poi è stato costretto ad adeguare anche Montecitorio alle regole introdotte dal governo. Ma con la strana scelta di salvaguardare il luogo più affollato di Montecitorio.
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