Il corpo esibito come un atto di ribellione ed eroismo. La nudità esposta come una sfida al regime, un gesto rivoluzionario in un Paese dove una ciocca di capelli fuori posto può costarti la vita, com'è successo a Mahsa Amini. L'Iran anti-regime ha una nuova icona, che nella Repubblica islamica di Teheran sempre più spesso vuol dire purtroppo vittima della teocrazia. È la ragazza di cui non si hanno più notizie da quando la si è vista per l'ultima volta camminare seminuda all'Università Azad della capitale iraniana, per poi essere arrestata dai basij, la forza paramilitare agli ordini delle Guardie della Rivoluzione islamica. Secondo le testimonianze, la giovane sarebbe prima stata aggredita dalla polizia morale per non aver rispettato le regole sul velo e avrebbe poi deciso di togliersi i vestiti in segno di protesta. Per un tempo imprecisato, la ragazza ha camminato all'interno dell'università in biancheria intima, le braccia conserte, i lunghi capelli neri come unico scudo a coprirne in parte il corpo. La si vede pronunciare qualche parola con gli occhi rivoli al cielo, come testimonia un filmato diventato virale che la riprende mentre si aggira per l'ateneo protagonista di una scena iconica quanto drammatica. Attorno a lei donne velate, il nero che prevale e stride, anche metaforicamente, con i colori del suo intimo. Non la si vede più da allora. Sparita dopo quella camminata provocatoria.
«A seguito di un atto indecente da parte di una studentessa dell'Università, la sicurezza del campus è intervenuta e ha consegnato l'individua alle autorità di polizia», ha scritto su X Amir Mahjoub, direttore generale delle relazioni pubbliche dell'Islamic Azad University, spiegando che «i moventi e le ragioni dietro le azioni della studentessa sono attualmente sotto inchiesta». Secondo alcuni testimoni, citati dall'Amir Kabir newsletter, il canale di social media degli studenti iraniani che per primo ha diffuso il filmato, durante l'arresto la ragazza è stata sottoposta a gravi aggressioni. Le guardie del regime le avrebbero sbattuto la testa contro una portiera, provocandole una forte emorragia. «Si dice che siano state viste macchie di sangue della studentessa sugli pneumatici dell'auto», riportano gli studenti. Dopo l'arresto è stata trasferita in una località segreta. Su X gira voce che si tratti di un ospedale psichiatrico, versione che coincide con la conclusione del regime secondo cui la giovane soffrirebbe di problemi mentali, accusa spesso attribuita agli oppositori. Nulla lascia ben sperare. I precedenti sono noti e spaventosi, a cominciare dal caso di Mahsa Amini che, fermata per una ciocca di capelli fuori posto sotto il velo nel settembre 2022, non è mai più tornata alla sua famiglia e la cui morte ha scatenato le dure proteste contro il regime e suoi metodi sempre più duri e contro la repressione delle più basilari libertà.
Il 31 ottobre la Germania ha annunciato la chiusura di tre consolati iraniani dopo l'esecuzione nella Repubblica Islamica del cittadino tedesco-iraniano Jamshid Sharmahd per «terrorismo». Per gli attivisti dei diritti umani si è trattato dell'ennesimo processo politico. Ma il regime non smette di mostrare il suo lato più spietato.
Nel 2023 Amnesty International ha registrato almeno 853 esecuzioni in Iran, oltre 300 nei primi sette mesi del 2024 secondo le organizzazioni locali per i diritti umani, cui si aggiungono almeno 161 condanne a morte eseguite solo nel mese di ottobre, denuncia l'ong Hengaw, segnalando un aumento del 106,5% rispetto alle 78 esecuzioni di settembre. Ottobre è stato il mese in cui si sono registrate più esecuzioni quest'anno. E l'ansia cresce per la studentessa di Teheran che ha sfidato il regime armata solo del suo corpo.
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