Iran-Usa, prove di dialogo sul nucleare

Al vertice di Roma Teheran soddisfatta: "Clima costruttivo". Tajani: "Noi in prima fila"

Iran-Usa, prove di dialogo sul nucleare
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Colloqui utili e clima costruttivo. Non basta e non porta a risultati concreti ma viste le promesse, è già qualcosa. I colloqui sul nucleare tra Iran e Stati Uniti di Roma non sono stati tempo perso, anche se le tensioni rimangono anche col convitato di pietra, Israele, che ancor più degli Usa resta fermo sul fatto che Teheran non possa e debba accedere alla tecnologia nucleare. «Puntiamo a un accordo equilibrato, non una resa. Israele rappresenta l'unico ostacolo al raggiungimento di un Medioriente libero dalle armi nucleari», ha detto senza mezzi termini il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi. Se ne riparlerà, in Oman, il prossimo 26 aprile.

Intanto i primi passi sono stati fatti, dopo polemiche, minacce, bombardamenti fermati all'ultimo e summit rinviati di continuo. Il negoziato per l'Iran si basa su nove punti: «Serietà, garanzie, equilibrio, no alle minacce, rapidità, revoca delle sanzioni, rifiuto del modello Libia/Emirati Arabi Uniti, contenimento di attori destabilizzanti (come Israele) e facilitazione degli investimenti», cui si somma la richiesta di revoca delle sanzioni. «La Repubblica Islamica dell'Iran ha sempre dimostrato, con buona fede e senso di responsabilità, il proprio impegno nella diplomazia come mezzo civile per risolvere le questioni, nel pieno rispetto degli alti interessi della nazione iraniana. Siamo consapevoli che non si tratta di un percorso agevole, ma affrontiamo ogni passo con la giusta prospettiva, basandoci anche sulle esperienze passate» dicono da Teheran. Il ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi e l'inviato speciale di Washington per il Medioriente (e la Russia) Steve Witkoff al tvolo, hanno discusso di questo e, anche se i contenuti dei colloquio sono rimasti segreti, probabilmente anche di altro, visto che lo spettro di un conflitto su larga scala continua ad aleggiare sulla testa degli aytollah che, evidentemente, stanno facendo di tutto per evitarlo. Anche cercando la sponda di «amici» più o meno dichiarato come Russia e Cina, visto che Araghchi alla vigilia del vertice nella Capitale è volato in Russia per incontrare Putin e già oggi dovrebbe essere a Pechino.

Tutt'altro secondario il ruolo dell'Italia in questo dialogo vista la scelta della sede, di comune accordo tra Teheran, Washington e l'Oman con il ministro degli Esteri Antonio Tajani a tessere la tela della diplomazia. Tajani, prima dei colloqui, ha incontrato Araghchi e finito il summit il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica Rafael Grossi «C'è il totale sostegno dell'Italia alla mediazione dell'Oman fra Usa e Iran», ha detto il titolare della Farnesina. «Roma diventa capitale di pace e dialogo. L'auspicio del governo italiano è che tutti insieme si possa arrivare ad una soluzione positiva per il Medioriente», ha ribadito Tajani, confermando la disponibilità italiana ad agevolare il prosieguo dei colloqui anche per le sessioni a livello tecnico. «Davanti alle numerose sfide politiche e securitarie in un contesto di forte volatilità regionale, l'Italia sia pronta ad accompagnare ogni ulteriore iniziativa in favore della pace e la stabilità internazionale», ha ribadito il ministro.

Israele resta alla finestra e non esclude un attacco agli impianti nucleari iraniani nei prossimi mesi nonostante lo stop che

sarebbe imposto da Trump con il per gli Affari Strategici di Tel Aviv Ron Dermer che, non casualmente, ieri è stato avvistato nello stesso hotel in cui alloggia Witkoff. Si dialoga, e lo si farà ancora. Per ora, è già qualcosa.

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