Gli ispettori dell'Oms arrivano a Wuhan. Pechino blocca due "sospetti" positivi

I test sierologici sui tecnici rimasti a Singapore avevano rilevato gli anticorpi al virus. I dubbi degli esperti: "Una vicenda strana"

Gli ispettori dell'Oms arrivano a Wuhan. Pechino blocca due "sospetti" positivi

I «virus hunters», sono arrivati a destinazione. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, e la minaccia cinese di non concedere i visti, il team di esperti dell'Oms, chiamato a indagare sull'origine del Covid-19, è arrivato a Wuhan. Si tratta però di una spedizione a ranghi ridotti, visto che 2 dei 15 ispettori sono rimasti a Singapore perché risultati positivi ai test sierologici.

La notizia, anticipata dal Wall Street Journal, è stata confermata dall'organizzazione di Ginevra. Il direttore generale, Tedros Ghebreyesus, ha inoltre sottolineato che l'equipe di esperti dovrà sottoporsi a 15 giorni di quarantena obbligatoria prima di poter realmente iniziare a operare sul territorio cinese. «Gli esperti inizieranno il loro lavoro immediatamente, seppur in videoconferenza», ha twittato. Uno scenario che non convince del tutto e che, secondo alcuni analisti, nasconderebbe il tentativo di Pechino di giocare con i dadi truccati. Lo lascia in qualche modo intendere Mariangela Simao, sub-direttore generale dell'Oms. «Quanto accaduto è un po' strano - dice -. Tutti i membri del team si erano sottoposti a diversi test prima della partenza nei loro Paesi d'origine ed erano risultati tutti negativi. Gli esperti sono stati nuovamente testati a Singapore e qui è saltata fuori la positività. Non vogliamo pensar male, ma l'augurio è che la trasferta si svolga senza ulteriori intoppi».

Da parte sua Pechino non molla la presa e chiede che vengano organizzate missioni simili anche in Paesi come Italia, Francia e Stati Uniti. La posizione è stata espressa dalla Commissione sanitaria nazionale cinese in una conferenza stampa e riportata dal Global Times, quotidiano che negli ultimi mesi ha fortemente sottolineato la comparsa di casi di Covid antecedente ai primi segnalati nella regione dell'Hubei nel dicembre 2019. Il vicedirettore del Centers for Disease Control, Feng Zijian, ha aggiunto di non avere risposte su quale possa essere l'ospite intermedio del coronavirus o su come il virus sia passato dagli animali all'uomo, assicurando però che gli esperti cinesi lavoreranno a stretto contatto con il team dell'Oms per risalire alla fonte.

La squadra dei «virus hunters» è composta da scienziati provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Danimarca, Russia, Qatar, Vietnam e Giappone. Tra di loro spMarion Koopmans, virologa originaria di Tegelen (Olanda). È stata lei a scoprire nel 2013 che cammelli e dromedari erano in grado di trasmettere all'uomo la sindrome respiratoria Mers e a individuare la presenza del coronavirus negli allevamenti di visoni nel nord Europa. Per la scienziata «Pechino deve offrire collaborazione e chiarezza». Le speranze di trovare l'origine del virus sono riposte soprattutto nelle mani del medico tedesco Fabian Leendertz, del Robert Koch Institut di Berlino, uno dei massimo esperti di Ebola, l'uomo che nel 2014 in Guinea individuò il paziente zero (un bambino). Gli studi di Leendertz evidenziarono che l'epidemia era originata dai pipistrelli che vivevano all'interno della cavità di un albero dove i bambini erano soliti giocare e i pipistrelli sono stati messi più volte in relazione con il Covid.

In agenda il team dell'Oms ha una serie di incontri con Shi Shengli, nota in Cina come «batwoman», all'Istituto di virologia di Wuhan. Tutto questo mentre proprio nell'Hubei si segnalano dal 2 gennaio a oggi 523 nuovi casi e 2 morti.

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