Israele "sbarra" al Aqsa. Hamas apre alla tregua

Voci di un'intesa a giorni: jihadisti pronti a liberare tutti i civili. L'inchiesta della Bbc: "A Gaza medici picchiati"

Israele "sbarra" al Aqsa. Hamas apre alla tregua
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Cento razzi lanciati dal gruppo sciita Hezbollah dal Libano verso il nord di Israele, con due conseguenti raid israeliani a 70 chilometri a nord-est di Beirut, due morti. Due droni abbattuti dalla nave Duilio della nostra Marina Militare in risposta a un attacco dei ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi nel Mar Rosso. Più di cento uomini armati uccisi nei sobborghi di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, in un blitz dell'esercito israeliano. Nove civili morti mentre la folla attendeva un camion di aiuti nella città di Gaza. E un'inchiesta della Bbc scatena reazioni indignate. Denuncia maltrattamenti sui medici dell'ospedale Nasser di Khan Yunis. Secondo filmati e testimonianze della tv inglese, sono stati spogliati e picchiati dopo l'incursione dell'esercito israeliano del 15 febbraio, tanto che il Foreign Office definisce «inquietante» l'indagine e chiede risposte a Israele.

È il bilancio di ieri, giorno 158 di guerra e di attacchi armati nella regione, firmati dai gruppi che lottano al fianco di Hamas contro Israele. Niente tregua fino a oggi, terzo giorno di Ramadan, in cui a Gaza si contano oltre 31mila morti. Qatar e Usa si sono dicono convinti che una sospensione dei combattimenti sia ancora possibile, «anche se rimangono molti nodi da sciogliere», spiega la Cia. Fonti di Hamas, secondo Al Arabiya, avrebbero accettato una proposta modificata per la tregua e nei prossimi giorni rappresentanti dei miliziani saranno al Cairo. La bozza prevederebbe il rilascio di bambini, donne e anziani e il graduale ritorno dei palestinesi sfollati.

Le prime 48 ore del mese sacro dell'Islam sono trascorse fra misure di sicurezza rafforzate in Israele e i timori di un'escalation sia a Gaza, dopo che il primo ministro israeliano Netanyahu ha ribadito di voler «portare a termine il lavoro a Rafah», che nella regione, dopo l'azione israeliana non lontano da Beirut. A Gerusalemme, dove migliaia di musulmani sono attesi alla moschea Al Aqsa per il Ramadan, si teme un'esplosione di rabbia palestinese, sobillata da Hamas. Il rischio è che le restrizioni per i residenti palestinesi della Cisgiordania, annunciate ieri da Israele per l'accesso al terzo sito sacro dell'Islam, alzino la tensione, tanto che la Giordania ha avvertito: «Israele gioca con il fuoco». Le nuove limitazioni prevedono che solo gli uomini sopra i 55 anni possano entrare nella Spianata delle Moschee per assistere alla preghiera del venerdì e così anche le donne sopra i 50 e i bambini fino a 10 anni. Tutti avranno bisogno in anticipo di un permesso valido, soggetto a modifiche per «motivi di sicurezza». A differenza di quanto garantito da Netanyahu giorni fa, dopo le pressioni di Washington, si tratta di restrizioni più forti degli anni precedenti, quando c'era libero accesso per donne, bambini fino ai 12 anni e uomini tra i 45 e i 55 anni, con permesso «valido». Rispetto al passato, ci sarà anche il divieto totale di ingresso alla Città Santa per gli abitanti di Gaza.

Non si tratta dell'unica decisione sgradita a Joe Biden. Secondo Politico, che cita quattro funzionari Usa, il presidente americano valuterà la possibilità di condizionare gli aiuti militari a Israele, se avviasse l'annunciata invasione su larga scala di Rafah, la città nel sud della Striscia dove si sono rifugiati oltre un milione e mezzo di palestinesi. Come se non bastasse, un report sulle minacce alla sicurezza nazionale, presentato lunedì al Congresso, riporta le perplessità dell'intelligence Usa sulla «vitalità di Netanyahu come leader», che sarebbe «in pericolo» dopo che si è «approfondita» la sfiducia dell'opinione pubblica nella capacità del premier di governare.

Da Cipro, direzione Striscia, intanto è salpata ieri la nave della Open Arms, che in una missione di Ue, Stati Uniti, Regno Unito ed Emirati Arabi

porterà aiuti ai civili. Per il segretario di Stato Blinken sono «in una situazione umanitaria straziante». Quattro navi Usa e 100 soldati sono partiti dalla Virginia per costruire un porto galleggiante a Gaza dove attraccare.

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