Italia colonia tedesca per interesse di Renzi

Il premier non vede il doppio gioco della Merkel e non è capace di occuparsi della crisi greca e dell'Ue

Italia colonia tedesca per interesse di Renzi

Poiché non ha la minima idea di quali siano gli interessi dell'Italia in Europa e, tanto meno, che cosa dovrebbe essere l'Unione europea, Matteo Renzi fa gli interessi della Germania, e va a rimorchio dell'Ue come è. Probabilmente, mettendosi sotto l'ala protettrice della signora Merkel e trasformando l'Italia in una colonia del Quarto Reich, conta di restare il più a lungo possibile presidente del Consiglio.

È un calcolo furbetto e che, per il momento, torna comodo al governo tedesco, ma ha il difetto di avere il respiro corto. Non appena a Berlino avranno raggiunto la convinzione che l'appoggio dell'Italia non serve, la signora Merkel abbandonerà il nostro Paese al suo destino come sta facendo con la Grecia. Se Renzi avesse anche solo uno straccio di cultura politica, se, cioè, fosse un uomo di Stato, non un ragazzotto ambizioso e furbo finito in un posto più grande di lui, approfitterebbe di quello che Atene sta facendo per sottrarsi ai diktat tedeschi e per proporre una revisione dell'Unione europea che soddisfi davvero tutti; e non solo la Germania e la Francia, le sole due potenze europee in grado di imporre agli altri Stati i propri interessi sulla base dell'elementare principio che in politica internazionale contano (solo) i rapporti di forza e chi ha più forza impone il proprio punto di vista.

Sono, inoltre, venute al pettine le contraddizioni fra il razionalismo - che ha caratterizzato l'Illuminismo francese e che produce soluzioni intellettualistiche spesso astratte dalla realtà effettuale - e lo scetticismo e l'empirismo inglesi esemplificati dalla celebre sentenza di Winston Churchill: «I want a Europe to evolve on British lineas, but hopfully, without British!».

L'Unione europea non è nata, e non si è sviluppata, sulle linee inglesi, ma sulla base del pensiero intellettualistico francese; la Gran Bretagna ne è rimasta saggiamente fuori, perché - questa la sua convinzione - «non le conveniva» aderirvi, e ora l'europeismo, razionalista e ottimista, fa i conti con il palese fallimento dell'Ue, senza sapere come porvi concretamente rimedio. Gli eurocrati di Bruxelles danno ordini agli Stati membri facendo gli interessi francesi e (soprattutto) tedeschi, sfasciando le sovranità nazionali che il governo greco difende interpellando i propri cittadini col referendum sulle imposizioni tedesche e, in definitiva, sull'Europa.

La crisi greca, come ho detto, avrebbe potuto essere l'occasione per ripensare l'Unione europea, ma l'Italia la sta perdendo perché non è nelle capacità culturali, né nell'interesse personale del capo del governo occuparsene.

Non è avercela con lui comunque, quando si dice che Renzi è inadeguato al compito di presidente del Consiglio, che non sa far valere gli interessi dell'Italia, né ha un'idea su come far uscire l'Ue dalla crisi che sta attraversando.

piero.ostellino@ilgiornale.it

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