Sono ancora troppi i nodi da sciogliere sulle modalità di applicazione dell'obbligo di green pass per i lavoratori. Non bastano le schede esplicative del governo: per i datori di lavoro il rischio di contenziosi è dietro l'angolo, oltre a quello ancor più grave di non poter garantire il servizio per mancanza di personale. I sindacati hanno chiesto più chiarezza sui tempi di verifica anticipata del possesso di carta verde: alto il rischio di non avere il tempo di organizzare eventuali sostituzioni. E ancora i problemi legati alla tutela della privacy con l'impossibilità di archiviare i dati. Una proposta di semplificazione è limitare i controlli all'ingresso, eliminando quelli a campione.
È in arrivo però la soluzione ad almeno uno dei tanti problemi sul tavolo: quello dei vaccini non riconosciuti dall'Agenzia del farmaco europea, Ema, e dunque neppure da quella italiana, Aifa, ovvero il russo Sputnik e quello cinese Sinovac, che ha ricevuto il via libera dall'Organizzazione mondiale della sanità. Una questione che riguarda moltissimi lavoratori sia nel settore dell'autotrasporto sia in quello dell'assistenza familiare dove la prevalenza di lavoratori stranieri provenienti dall'Est e quindi vaccinati con sieri alternativi è massiccia. Si calcola che un milione di famiglie rischia di trovarsi senza assistenza perché la colf o la badante o non è vaccinata o lo è con Sputnik o Sinovac. Un altro settore in fibrillazione è quello agricolo visto che il 60% dei 390mila addetti è straniero e dunque non vaccinato con i prodotti autorizzati dall'Ema. Dunque il ministero della Salute sta mettendo a punto un provvedimento che ammette in modo temporaneo anche questi due vaccini per ottenere il green pass.
Due le ipotesi sul tavolo già preannunciate dal direttore del dipartimento di prevenzione del ministero, Gianni Rezza che entro domani dovrebbe firmare il via libera.
La prima ipotesi è quella di riconoscere tout court i cicli vaccinali completi effettuati all'estero con Sputnik e Sinovac. Altrimenti, come suggerito dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli, si potrebbe effettuare un'ulteriore dose addizionale con un vaccino a Rna messaggero anche nelle persone precedentemente vaccinate.
Resta aperta la questione dei tamponi: riuscirà il sistema a reggere l'urto dell'inevitabile boom di richieste? Anche le farmacie si stanno preparando per reggere l'urto. Da quando è entrato in vigore il green pass la media giornaliera dei tamponi effettuati si è attestata intorno ai 300mila. Dalle farmacia passano circa due terzi dei tamponi complessivi, intorno ai 200mila. Non tutte sono coinvolte: soltanto 10mila hanno aderito alla campagna tamponi rispetto a un totale di 19mila.
Per il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), Andrea Mandelli, si può sia allargare la platea delle farmacie aderenti sia il regime di tamponi effettuati. In ogni caso però difficilmente si riuscirà a superare mezzo milione di test al giorno pur mettendo in campo tutte le forze.
«È chiaro che, se non aumenteranno i vaccinati, dei problemi per i test potrebbero presentarsi.
Ma facciamo affidamento sul fatto che sempre più cittadini comprendano che la vaccinazione è sicura ed è l'unica strada per sconfiggere il Covid» auspica Mandelli.Sembra però inevitabile che per evitare l'ingolfamento del sistema si debbano mettere in campo altre forze.
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