In Italia torna la zona rossa. "A rischio alto 12 Regioni"

Lombardia, Emilia e Veneto sul filo. Per le altre sicuro l'arancione. Gialle Toscana e Val d'Aosta

In Italia torna la zona rossa. "A rischio alto 12 Regioni"

Si riparte con la danza dei colori. Oltre la metà delle Regioni è a rischio arancione o addirittura rosso se si guarda all'indice di trasmissione Rt, ovvero al numero dei contagi. Le nuove regole suggerite dagli esperti e accolte dal ministro della Salute, Roberto Speranza, prevedono un passaggio automatico in arancione con Rt pari o superiore 1 e in rosso con 1,25. E l'ultimo report settimanale dell'Istituto Superiore di Sanità disponibile, come sottolineato dal ministro Speranza, mostra che «l'epidemia è nuovamente in una fase espansiva, 12 Regioni e province autonome sono ad alto rischio, otto sono a rischio moderato di cui due in progressione a rischio alto e una sola Regione è a rischio basso». Ovvero 12 Regioni a rischio arancione o addirittura sulla soglia del rosso come la Lombardia.

Questi dati saranno aggiornati nel report di domani ma intanto sappiamo che su 14 giorni l'Emilia Romagna si attesta a 1,07; il Friuli Venezia Giulia a 1 con un'incidenza di 205 positivi per 100mila abitanti. E ancora Lazio a 0.99 ma con un range che sale fino a 1.22; Liguria 1,06; Lombardia 1.22 con un range al picco comunque superiore a 1; Marche 0,98; Piemonte 0,93 con un range che sale a 1,12; Bolzano 0,91 con 231 positivi per 100mila abitanti; Trento 0,87 ma con un' incidenza di 128 positivi per 100mila abitanti; Puglia, 1,03; Umbria 1; Veneto 1 ma con 454 positivi per 100mila abitanti. E poi ci sono il Molise e la Calabria che hanno una classificazione «moderata ma ad alto rischio di progressione a rischio alto». Si salverebbero soltanto la Toscana e la Val d'Aosta che comunque non entrerebbero in zona bianca, ma gialla.

Una situazione esplosiva che verrà confermata o modificata con i dati di domani, ma gli ultimi bollettini non lasciano spiragli all'ottimismo. È pur vero che nel corso di questi mesi, siamo oramai quasi a un anno dall'inizio della pandemia, è man mano diventato sempre più chiaro che la fotografia basata sui dati trasmessi dalle Regioni è sfocata e le cose non potranno che complicarsi con l'aggiunta dei tamponi rapidi antigenici nel conteggio anche se in un registro a parte. Le Regioni procedono in ordine sparso e seguono criteri diversi nella raccolta dei dati. Negli ultimi giorni il numero dei tamponi eseguito è irrisorio. Soltanto ieri è risalito a oltre 175mila, numero comunque insufficiente ai fini del controllo della curva epidemica. Ma così contemporaneamente è sceso il tasso di positività di nuovo sotto il 10%. Ma se allarghi la platea è ovvio che il numero dei positivi in percentuale scende. E allora dato che le ordinanze sul cambio dei colori arriveranno domani si potrebbe pensare che alcune Regioni gestiscano i dati in modo opportunistico.

Allora è bene guardare ai dati solidi che non lasciano scappatoie: ricoveri e ingressi nelle terapie intensive che ieri sono stati aggiornati dall'Agenas, Agenzia sanitaria per i servizi regionali. Qui non ci sono incertezze rispetto al fatto che ci troviamo in una situazione di emergenza: 10 Regioni hanno superato la soglia di sicurezza oltre la quale le strutture sanitarie vanno in saturazione, in crisi.

Nel mirino dell'Agenas Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Umbria, Veneto, Bolzano e Trento dove è stata superata la soglia limite del 30% sulla quale è ferma la Liguria. Ma tra queste Trento è addirittura al 48 per cento, l'Umbria al 43 e la Lombardia al 38.

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