I centristi gongolano. Non soltanto sono riusciti a eleggere (anzi a far rieleggere) un democristiano al Quirinale, ma hanno dato una sonora spallata all'architrave del bipolarismo. Il voto a Mattarella, infatti, ha come caratteristica quello di essere stato supportato dai singoli partiti e non dalle coalizioni. Se c'è una cosa su cui tutti i centristi sono d'accordo è che lo spazio al centro dell'agone politico si sta progressivamente allargando, divenendo sempre più attrattivo. «Se avessi vent'anni di meno... - sospira Pierferdinando Casini - C'è uno spazio immenso al centro da riempire». È una convinzione comune a molti protagonisti della politica che il populismo abbia fatto il suo tempo e che sia venuto il momento, come osserva il senatore di Coraggio Italia, Osvaldo Napoli, «che la destra faccia la destra, la sinistra la sinistra. E il centro moderato recuperi la propria storia e i propri valori, rendendoli indisponibili a chi intende usarli strumentalmente per legittimare posizioni radicali o estremiste». Come chi attacca i centristi, «colpevoli» di intelligenza col nemico per il Mattarella-bis. «Abbiamo sempre lavorato - replica il governatore Giovanni Toti, - per preservare la coalizione di centro-destra, ma prima di tutto l'equilibrio del sistema politico. Non c'è stato alcun tradimento, come qualcuno oggi vuole far passare, forse per giustificare i propri errori». È ancora presto perché la galassia dei partiti moderati si riunisca in un unico contenitore. «Il centro - spiega Maurizio Lupi di Noi con l'Italia - non può essere sommatoria di sigle». Il centrodestra può ancora riprendersi dopo il knock-out incassato nella notte tra venerdì e sabato, quando è maturata la convinzione del Mattarella-bis. Nel frattempo si può parlare di politica. E soprattutto di riforma elettorale. Elemento che potrebbe davvero destabilizzare la coalizione cui fanno parte, oltre la Lega, Forza Italia e il partito della Meloni, anche Udc, Coraggio Italia e appunto Noi con l'Italia. Ed è proprio Lupi di Noi con l'Italia che avverte gli alleati: una discussione all'interno della coalizione sulla legge elettorale ora non può più essere rimandata. Matteo Renzi (nella foto), molto più realisticamente, si accontenterebbe di una soglia più bassa di sbarramento.
E flirta di nuovo con il Pd di Letta, dimostrando che è ancora lontano il momento in cui il contenitore dei moderati possa diventare adulto e quindi alternativo da una parte ai giallorossi di Pd-M5S e dell'altra alla coalizione di centrodestra.
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