I renziani minacciano il governo di rompere sul via libera al documento per la gestione dei soldi del Recovery fund. E Giuseppe Conte si spaventa: così ieri sera ha convocato un vertice clandestino a Palazzo Chigi e ha giurato che oggi, nel Consiglio dei ministri, «non si voterà nulla e io mi limiterò ad illustrare la mia proposta di governance».
Italia Viva abbandona la riunione prima della fine: «Conte non può pensare di annunciare decisioni via interviste e pensare che noi beviamo tutto», e stoppa il blitz del premier. «Non puoi pensare di fare sul Recovery Fund quello che hai fatto sui dpcm», lo avverte la Boschi durante il summit.
Ma anche dal Pd arrivano segnali di insofferenza verso il capo del governo per una gestione, troppo accentrata e senza consultazione. «Il recovery fund sarà discusso in Cdm e l'ho appreso dai giornali», attacca il ministro Iv dell'Agricoltura Teresa Bellanova. E avverte: «Non voteremo nessun documento al buio: non possiamo votare a scatola chiusa. Sarebbe dissoluzione della coalizione». Lo stop alla fuga in avanti del capo dell'esecutivo arriva anche da Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera: «Sul Recovery plan sinceramente avrei voluto un dibattito col Paese, che partisse molto prima», si sfoga con Repubblica. E per completare il quadro degli scontenti si accoda il leader della Cgil Maurizio Landini: «Il governo sta davvero sbagliando. Non si può pensare di disegnare il futuro dell'Italia senza coinvolgere il mondo del lavoro. È un errore». E c'è chi prova a organizzarsi da sé per non perdere il treno dei fondi del Recovery. È il caso delle regioni Lazio ed Emilia Romagna che avrebbero spedito una lettera alla commissione Ue per chiedere di trattare direttamente sulla gestione dei fondi. «Come ci si può fidare di questo presidente del Consiglio che pensa solo a nominare task force, gruppi di lavoro, cabine di regia, consulenti, accumulando ritardi e addirittura aizzando scontri con i partiti della sua maggioranza? Comprensibile che alcune Regioni tentino di fare da sole per accelerare. Forse dovrebbero farlo tutte le Regioni. Forse i governatori e i consigli regionali dovrebbero valutare di far pressione sui parlamentari del proprio territorio, di qualsiasi partito siano, per pretendere davvero un cambio di passo al governo», incalza su Facebook il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi. Palazzo Chigi, a quanto pare, dovrà quindi rassegnarsi a un nuovo rinvio del il dossier Recovery: oggi si riunisce il Consiglio dei ministri per un esame della bozza che è quasi ultimata: quattro capitoli suddivisi in sei missioni (digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture per la mobilità, istruzione e ricerca, inclusione di genere, sociale e territoriale, salute).
«Il piano sarà un mix tra investimenti e riforme», ha spiegato Gualtieri. Il 40% dei fondi (83 miliardi), più del 37% che impone Bruxelles, riguarderà la transizione verde con investimenti massicci in risorse rinnovabili e sostegno allo sviluppo di nuovi settori, come l'idrogeno. Circa 15 miliardi serviranno a un vasto programma di efficentamento energetico, cablaggio e messa in sicurezza di scuole e ospedali. Per l'edilizia privata ci sarà l'estensione del superbonus 110%. Il 20% (42 miliardi) sarà invece destinato ai progetti sul digitale. «Un piano fantasma», per Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi a Montecitorio.
Giovedì e venerdì i leader europei si riuniranno a Bruxelles per superare lo scoglio di Polonia e Ungheria che continuano a ribadire il loro veto a un accordo a 27 e restano contrarie a legare l'intesa al rispetto delle norme sullo stato di diritto. Conte prima della partita in Europa prova a superare i veti di Pd e Italia Viva.
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