Ieri il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, è volata a Tripoli, in Libia, per incontrare il premier Fayez al Sarraj. Doveva essere una visita di un certo livello, attraverso la quale ottenere dei piccoli vantaggi diplomatici per l'Italia, soprattutto sul tema dei migranti e sul rientro delle aziende italiane in loco.
L'appuntamento, ha sottolineato il quotidiano Il Tempo, si è invece trasformato nell'ennesima gaffe del governo giallorosso in politica estera. A quanto pare, infatti, il regalo offerto dal ministro Lamorgese avrebbe incontrato l'indifferenza di una parte della guardia costiera libica.
Già, perché i libici, alla quale Roma chiede di scendere in campo (anzi: in acqua) per intercettare e fermare i barconi carichi di migranti diretti verso le coste dell'Italia meridionale, si aspettavano delle motovedette. Invece hanno ricevuto delle jeep, piuttosto inutili per frenare il flusso migratorio.
Pare che l'Italia, già dai tempi dell'accordo stipulato con Gheddafi, si fosse impegnata a recapitare alla Libia delle motovedette, che la guardia costiera libica avrebbe sostituito con altre nuove nel giro di tre anni. Ebbene, la promessa italiana non sarebbe stata rispettata né ieri, né tanto meno oggi. Roma ha offerto ai libici solo delle vecchie navi, assai poco utili per monitorare la situazione nel Mediterraneo.
Jeep al posto di motovedette
Nell'ultima visita Tripoli si aspettava queste fantomatiche motovedette ma, ancora una volta, le aspettative della Libia sono evaporate come neve al sole. Il dono italiano consisteva in una decina di jeep 4X4 consegnate direttamente ai poliziotti impegnati nel contrasto all'immigrazione illegale.
Sulla fine che faranno i ruspanti mezzi, secondo alcuni nuovi di pacca, c'è un po' di scetticismo. Anche perché jeep del genere potrebbero attrarre miliziani o terroristi e finire così in mani sbagliate. In ogni caso il ministro dell'Interno di Sarraj, Fathi Bashagha, ha ringraziato, facendo tuttavia presente che l'Italia (e con lei l'Europa) non ha le idee chiare su cosa intende fare in Libia.
Detto altrimenti, per stabilizzare il Paese e mettere finalmente un taglio all'immigrazione, è necessario andare oltre le jeep. È necessario, al contrario, un piano di lungo periodo, credibile e concreto.
Come se non bastasse c'è da considerare il contesto attorno al quale si svolgono gli incontri tra gli emissari europei e Tripoli. I libici, accerchiati dalle tensioni tra Egitto e Turchia, rischiano di mollare la presa. In quel caso, l'Italia dovrà fare i conti con un vero e proprio fiume di migranti.
Ma i pasticci dei giallorossi non sono finiti qui.
Mentre Lamorgese era a Tripoli, a Roma sono andate in scena due votazioni per approvare la risoluzione di maggioranza sulle missioni militari all'estero, con un ''fronte del no'' che ha tuonato contro la missione italiana a sostegno della guardia costiera libica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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