Joe un candidato ridotto al silenzio. L'ultima possibilità è il passo indietro

Il presidente ha fondato la sua strategia sul pericolo del rivale. I Dem devono cambiare narrazione (o leader)

Joe un candidato ridotto al silenzio. L'ultima possibilità è il passo indietro
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C'è un dato che colpisce in questi giorni successivi all'attentato di Butler: l'incapacità dei democratici americani di abbozzare una strategia rispetto a un evento che appare come un punto di svolta nella corsa alla Casa Bianca. Certo è difficile riprendersi di fronte a un fatto così imprevedibile, il classico colpo di scena che cambia la Storia racchiuso in quella foto carica di simbolismo che vede Donald Trump con il volto sanguinante agitare il pugno e pronunciare la frase ad affetto «non mi arrenderò mai». Ma è anche vero che per i democratici il dilemma non cambia e riguarda sempre e ancor di più la scelta di un altro candidato che non sia più l'attuale presidente Joe Biden.

Anzi, per alcuni versi, se prima potevano esserci dei dubbi oggi quell'opzione è quasi di scuola, non ha alternative sempre che quel partito non sia ridotto ormai a un encefalogramma piatto o non sia precipitato in un vortice masochista.

La ragione è semplice: Biden aveva impostato tutta la sua campagna elettorale sul «pericolo Trump», sul rischio di una svolta autoritaria per non dire fascista. Insomma, era una «strategia» incentrata sul nemico, che aveva un bersaglio ben preciso più che una politica.

L'attentato ha tolto all'attuale inquilino della Casa Bianca la sua campagna elettorale, gli argomenti e, appunto, la strategia. Biden ora è nudo, inerme di fronte a un personaggio che grazie a quel colpo di fucile che lo ha preso di striscio, si è dato un ruolo messianico, che da immagine divisiva sta tentando - con successo - di presentarsi come il possibile custode della pacificazione e dell'unità avvolto nella bandiera stelle e strisce. Ora è inutile che i democratici e loro commentatori si avventurino in polemiche che contestino questo copione. Per come sono messe le cose sarebbe fiato sprecato.

L'unica strada, l'unica chance è quella di cambiare spartito, di capovolgere la narrazione, lanciare un altro nome. Un nome terzo rispetto ai duellanti, che rappresenti un salto generazionale, che rivolti verso l'ottuagenario candidato dei repubblicani la campagna in cui dileggiava il «rimbambito Joe» e che proietti la «pacificazione» verso il futuro e non verso il passato. Via tutto l'armamentario sul rischio autoritario ormai inservibile, ma semmai una campagna che ponga il problema di una leadership non solo autorevole, ma giovane per guidare l'America in anni difficili. Donna o uomo, deve sprizzare energia per contrastare la foto di Butler.

Diciamoci la verità era una svolta che i democratici avrebbero dovuto imporsi fin dall'inizio, senza farsi condizionare dall'ego di un candidato ultraottuagenario. Una scelta che avrebbe avuto pure una sua logica: la politica di Biden per alcuni versi è stata vincente, un'Europa che si riarma per badare alla propria sicurezza andando incontro alle richieste Usa dopo decenni è un successo innegabile; ma proprio quel traguardo raggiunto imponeva di affrontare i tempi eccezionali affidando la guida dell'America ad un leader che offrisse le dovute garanzie di tenuta psicologica. Paradossalmente il grande nemico della politica di Biden in questi ultimi tempi è stato proprio Biden.

Quella che prima era una scelta ora per i democratici americani è diventata una questione di sopravvivenza. Perché cambiare narrazione può offrirgli quell'evento indispensabile per modificare una parabola elettorale dall'epilogo scontato.

Ma anche se l'operazione non riuscisse, se il nuovo cavallo non riuscisse a vincere la corsa, potrebbe contribuire a ridurre una sconfitta che a spiare le preoccupazioni dell'esperto Barack Obama potrebbe avere dimensioni storiche, con i democratici fuori dalla White House e in minoranza sia al Senato sia alla Camera dei rappresentanti. Di fatto, dopo l'assedio cruento di quattro anni fa Trump si prenderebbe per vie pacifiche Capitol Hill.

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