Il Regno Unito sta valutando l'introduzione di un certificato di immunità Covid-19 che si dovrà esibire per prendere parte a eventi di massa, quali concerti o gare sportive. Ad avvalorare le notizie degli ultimi giorni è stato lo stesso Johnson che nella conferenza stampa di ieri sera ha sottolineato come l'idea sia ancora in fase di studio e sicuramente non sarà applicata prima delle prossime due fasi di riapertura del Paese, il 12 aprile e il 17 maggio. Il primo ministro ha confermato che, grazie alla velocità e all'efficacia del piano vaccinale in corso, fra 6 giorni nel Regno Unito riapriranno i negozi non essenziali, le palestre, i parrucchieri e gli spazi all'aperto dei pub. Infatti dopo la riapertura delle scuole l'8 marzo non si è registrato un significativo incremento dei contagi, con i decessi che nell'ultima settimana si sono attestati a 245 persone.
La fattibilità dell'idea di un passaporto Covid dovrebbe essere testata nelle prossime settimane in un comedy club e in un cinema di Liverpool, nelle semifinali e finali di Fa Cup a Wembley, nella finale mondiale di snooker a Sheffield e in una manciata di altri eventi nel Paese. Il certificato dovrebbe essere rilasciato a chi è stato vaccinato, è risultato negativo a un test Covid o ha contratto il virus negli ultimi sei mesi e quindi ha sviluppato difese immunitarie. Se le motivazioni pratiche ed economiche di un passaporto Covid sono chiare, più controverse sono le implicazioni sociali e filosofiche di una sua applicazione. Un'eterogenea pattuglia di parlamentari conservatori e laburisti è pronta a ostacolare i piani governativi e a votare contro la proposta: da un lato l'ala più libertaria del partito di Johnson, refrattaria all'idea che i cittadini debbano esibire un documento per vedere riconosciuti i proprio diritti (nel Regno Unito non esiste la carta di identità); dall'altra, la parte più a sinistra del partito laburista che si oppone all'idea sulla base di considerazioni egualitarie e discriminatorie. Il gruppo conta al momento una settantina di simpatizzanti, sufficienti a bloccare in Parlamento la proposta senza il supporto del partito laburista. Una posizione non è ancora stata presa, con il leader Starmer combattuto tra il supporto al piano governativo, che ritiene ragionevole, e l'opportunità di non dividere il partito e infliggere una sconfitta tattica a Johnson.
Oltre al passaporto Covid, il governo ha inoltre annunciato il lancio di una campagna di test di massa: dal 9 aprile ciascuno avrà la possibilità di essere testato gratuitamente due volte a settimana utilizzando test rapidi inviati a casa, oppure disponibili presso i centri di test, le farmacie e i datori di lavoro aderenti all'iniziativa: se da un lato si riapre il Paese, dall'altro si vuole individuare e circoscrivere velocemente focolai di nuove varianti. La campagna è stata resa possibile grazie al consistente incremento della capacità di testare passata da qualche decina di migliaia di inizio pandemia a oltre un milione di test al giorno dell'ultimo mese. Ed è per limitare il rischio di importare nuovi varianti che il governo mantiene il divieto dei viaggi all'estero, tranne che per specifici motivi (le vacanze non sono fra questi).
Una politica di rigore che dovrebbe essere allentata nelle prossime settimane per passare a un sistema dinamico, dove i Paesi sono divisi in tre fasce: verde, verso cui i viaggi sono consentiti; arancio, per cui è necessario un autoisolamento di cinque giorni; rossa, per cui al rientro è necessario trascorrere due settimane di quarantena in un hotel.
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