Decine di cadaveri, sangue ovunque, tantissimi feriti, alcuni in gravissime condizioni, grida di dolore e panico nel fumo: questa la scena apocalittica che si è presentata all'interno del tendone, crollato per metà, dove un terrorista kamikaze si è fatto esplodere durante un comizio politico nel Nord-Ovest tribale del Pakistan. Un attentato non rivendicato ma sul quale si allunga l'ombra dell'Isis, che ha già colpito in passato il partito islamico dei lavoratori Jamait Ulema-e-Islam-Fazal (Jui-F), il più grande partito politico-religioso del Paese che fa parte della coalizione di governo ad Islamabad e che stava tenendo un comizio elettorale a Kahar, nel distretto di Bajaur, in vista delle elezioni politiche autunnali.
Il bilancio provvisorio è di 75 morti e di oltre 200 feriti, che hanno messo in crisi le strutture sanitarie nella provincia autonoma tribale di Khyber Pakhtunkhwa che confina con l'Afghanistan, sovraccaricate di emergenze. La gravità delle condizioni di molti dei feriti, fanno sapere le autorità locali, fa temere che il bilancio si aggravi ulteriormente. «È stato un attentato suicida e il kamikaze si è fatto esplodere vicino al palco» ha detto il ministro della sanità provinciale. «Il tendone è crollato su un lato, intrappolando le persone che tentavano di fuggire», ha testimoniato Abdullah, che si è adoperato per prestare i primi soccorsi ai feriti. Sabeeh, un sostenitore locale 24enne del Jui-F che ha avuto un braccio spezzato dall'esplosione, ha raccontato al telefono all'Afp: «Mi sono ritrovato accanto a qualcuno che aveva perso tutti gli arti. L'aria era piena dell'odore di carne umana bruciata».
Il governo talebano a Kabul ha condannato l'attentato: «Le nostre più sentite condoglianze alle famiglie colpite», ha detto Zabihullah Mujahid, portavoce dei Talebani afghani, sottolineando che «tali crimini non sono giustificati in alcun modo». E sebbene non ci sia ancora una rivendicazione, i precedenti convogliano i sospetti suIlo Stato islamico della provincia di Khorasan (Iskp), affiliazione dell'Isis che opera fra l'Afghanistan, dove è in guerra contro il governo dei Talebani, che considera compromessi con l'Occidente e non abbastanza ortodossi, e nel Nord-Ovest del Pakistan, dove combatte lo stato e il governo e le forze che lo appoggiano. Fra queste, c'è anche il Jui-F, di Fazlur Rehman, che iniziò la carriera come carismatico leader religioso ed è stato accusato dai più integralisti di essersi compromesso con la politica e di aver fatto alleanze pragmatiche con formazioni secolari, sia a destra che a sinistra. Jui-F , popolare fra gli operai e i contadini, vanta una capacità di mobilitazione come pochi altri partiti e gestisce una vasta rete di madrasse nel Nord e nell'Ovest del Pakistan.
L'Isis in Pakistan cerca anche di fare concorrenza ai talebani pachistani del Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), che da un
ventennio conduce una guerra senza quartiere contro i militari e le forze dell'ordine, soprattutto nelle aree tribali vicine all'Afghanistan, con la copertura di Kabul, che ha però sempre negato qualsiasi coinvolgimento.
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