Il 16 marzo, rivolgendosi alla nazione durante il tradizionale Discorso sullo stato dell'Unione, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha svelato un vero e proprio manifesto per la costruzione di un "nuovo Kazakistan". Se trasposta in realtà, se capace di imporsi sulle difficoltà del presente, la Visione nazionale di Tokayev potrebbe cambiare profondamente anima e volto della potenza-guida dell'Asia centrale.
Il contesto
La crisi di gennaio, alla quale in Kazakistan ci si riferisce come il "tragico evento", ha dato impulso al processo riformistico che ha caratterizzato la presidenza Tokayev sin dagli albori e accelerato notevolmente il ritmo della modernizzazione globale dell'intero sistema-Paese. Inevitabile: l'alternativa, cioè l'immobilismo, avrebbe favorito la sedimentazione del malcontento e dato vita, presto o tardi, ad una nuova sollevazione.
Come spiegato da InsideOver all'indomani della fine della crisi, Tokayev aveva (e ha) un solo modo di impedire la detonazione di una nuova bomba: l'introduzione di "riforme realmente incisive a beneficio della collettività, dell'emergente classe media e delle periferie a lungo trascurate", poiché "la stabilizzazione economica è propedeutica a quella sociale, nonché alla rassicurazione dei mercati internazionali".
Coerentemente con l'obiettivo di preservare la tradizionale quietezza sociale del Kazakistan, Tokayev ha trascorso il dopo-sedizione a supervisionare i lavori delle commissioni investigative e a istruire la classe politica sul dà farsi. Il discorso del 16 marzo, dunque, si inquadra all'interno di un contesto più ampio di ricostruzione e normalizzazione.
Il grande progetto di Tokayev
Prendendo atto del fatto che la crisi di inizio gennaio "ha danneggiato la reputazione internazionale del Kazakistan", nonché la sua unità interna, Tokayev ha approfittato del Discorso sullo stato dell'Unione per annunciare il più grande pacchetto di cambiamenti legislativi dell'era post-Nazarbaev: trenta emendamenti costituzionali e venti leggi da adottare entro la fine dell'anno. Un mezzo per un fine: l'edificazione di un nuovo Kazakistan, uno "stato efficiente con una forte società civile", dove "la competizione politica è libera e giusta" e dove nepotismo e monopolio non troverebbero spazio.
Il maxi-pacco di riforme ha ambizioni di lunghissimo termine, perché mira a riscrivere l'ossatura del Kazakistan, e ha natura globale, perché il contenuto spazia dal sistema giudiziario alla forma di governo. Nello specifico, i punti-chiave del programma riformistico di Tokayev, che è stato formulato con il supporto di esperti esterni, accademici e società civile, sono i seguenti:
- Il passaggio da una forma di governo superpresidenzialista ad una presidenzialista con un forte elemento parlamentare;
- La riscrittura al ribasso delle funzioni e dei poteri del presidente, che, tra le varie cose, potrebbe essere privato dell'autorità di rimuovere governanti locali e obbligato ad abbandonare il partito politico di appartenenza per l'intera durata del mandato;
- La revisione al rialzo delle funzioni e dei poteri del parlamento, che, tra le varie cose, potrebbe essere investito dell'onere di rivedere e avere voce in capitolo nelle nomine istituzionali effettuate dal presidente;
- L'abolizione definitiva della pena capitale attraverso la sua esclusione dalla costituzione;
- L'introduzione di maggiori controlli nell'amministrazione pubblica al fine di minimizzare i rischi di conflitti di interessi e concentrazioni eccessive di poteri nelle mani di un singolo o di pochi;
- La riforma della Camera bassa del parlamento, che muterà di composizione e verrà dotati di maggiori poteri legislativi;
- La trasformazione del Comitato elettorale centrale in un'entità realmente indipendente;
- L'ottimizzazione del sistema di competizione elettorale in direzione del pluralismo e della concorrenza leale, sullo sfondo di controlli più rigorosi atti a minimizzare il pericolo delle interferenze straniere;
- Costruzione di un sistema giudiziario su misura del cittadino, cioè incardinato sulla trasparenza e sulla lotta ad abusi e torture;
- Il potenziamento della figura del Commissario per i diritti umani;
Le sfide all'orizzonte
Nell'annunciare alla nazione l'inizio di una nuova epoca, perché il maxi-pacchetto di riforme non rappresenta che l'avvio definitivo dell'era post-Nazarbaev, Tokayev è stato laconico: "il popolo non ha bisogno di promesse e di idee astratte, ma di cambiamenti tangibili". Una frase semplice ma efficace, teatrale eppure genuina, che racchiude il motivo della rapidità e dell'incisività del moto riformistico: il popolo.
Se il Kazakistan anela a mantenere lo stato di potenza-guida dell'Asia centrale, nonché di economia più performante della regione, deve tenere in considerazione bisogni e voleri della popolazione. Quella stessa popolazione che a inizio anno aveva dato vita a delle proteste contro il carovita, poi strumentalizzate da menti raffinate allo scopo di destabilizzare la presidenza e di disturbare la Russia.
L'evolvere degli eventi, in particolare lo stato degli investimenti diretti esteri in entrata, sarà un indicatore essenziale utile a misurare la temperatura del Kazakistan. Ma calamitare capitale dall'estero non sarà sufficiente: il Kazakistan, come è stato spiegato a più riprese su InsideOver, deve accumulare le risorse attratte e reinvestirle in piani di autosufficienza e autarchia.
Prevenzione e lungimiranza: la globalizzazione va cambiando forma e le guerre economico-finanziarie che stanno crescendo di numero e per portata in tutto il mondo sono la dimostrazione che è venuto il tempo di rivalutare i modelli di crescita endogena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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