Il rientro dalla Turchia di Zelensky con a bordo gli ufficiali del battaglione Azov ha fatto infuriare Mosca. Non tanto perché gli accordi tra Russia e Turchia prevedevano che fossero sì liberati in uno scambio di prigionieri ma che restassero a Istanbul fino alla fine del conflitto. La rabbia russa arriva dal fatto che i militari torneranno subito al fronte. Dopo la prigionia in Russia eccoli tornare in prima linea. «Da oggi continueremo la lotta insieme a voi, diremo sicuramente la nostra voce nella battaglia», ha detto uno dei comandanti protagonisti per mesi della difesa dell'acciaieria Azovstal di Mariupol, diventata una delle battaglie simbolo di questa guerra.
È un segnale, quello della «concessione» di Erdogan e dello sgarbo di Zelensky. L'Ucraina sta rialzando la testa non solo sul campo, dove la controffensiva va avanti seppur lentamente, ma anche a livello di immagine. Al punto che dopo mesi, il governo di Kiev ha ammesso di essere responsabile dell'attacco al ponte di Kerch, che collega la Russia alla Crimea, lo scorso 8 ottobre. Dopo aver negato tante volte una responsabilità diretta, la viceministra della Difesa Hanna Malyar ha ammesso che l'autobomba sul ponte fu opera ucraina. Si trattò di un attacco strategico, per interrompere le forniture logistiche dei russi nella regione occupata e contesa, ma anche ma anche simbolico, considerato che quel ponte fu voluto e promosso da Vladimir Putin in persona. E ieri, lo stesso ponte è tornato a essere nel mirino. Il ministro dei Trasporti della Crimea Nikolai Lukashenko ha ammesso che il traffico sul Kerch è stato sospeso per ore dopo l'abbattimento di un missile da crociera ucraino. Un attacco da parte ucraina, arrivato anche dopo le immagini propagandistiche diffuse da Mosca in cui migliaia di russi si trovavano in coda sul ponte, in attesa di arrivare sulla penisola per trascorrere le vacanze al mare nella regione occupata, incuranti della guerra in corso e dei rischi di possibili attacchi da parte ucraina.
Una controffensiva che potrà contare ora sulle tanto discusse e contestate bombe a grappolo fornite dagli Stati Uniti. Un affronto, secondo la Russia, che però le utilizza in Ucraina per colpire i civili dall'inizio del conflitto.
«Le munizioni a grappolo sono estremamente importanti per l'Ucraina - ha detto il consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak - Compensano in qualche modo la nostra carenza di munizioni e ripristinano parzialmente la parità sul campo di battaglia dato che la Russia utilizza questo tipo di munizioni in Ucraina da oltre un anno». Podolyak ha anche aggiunto che la fornitura è «giusta» perché «con la Russia si dovrebbe parlare solo in una lingua che capisce, quella della forza commisurata».
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