Kiev, i conti per resistere. "Date 7 miliardi al mese". Ma ora l'Austria frena sull'ingresso in Europa

Il governatore della banca centrale: "Abbiamo molte promesse, adesso servono i soldi". Vienna contraria alla candidatura nell'Unione: "La strada per l'adesione è ancora lunga". L'Ucraina: "Miopi"

Kiev, i conti per resistere. "Date 7 miliardi al mese". Ma ora l'Austria frena sull'ingresso in Europa

AAA sponsor cercasi per guerra in corso. L'Ucraina ha bisogno di una cifra tra i 5 e i 7 miliardi di dollari al mese per continuare a combattere malgrado il Pil bombardato dall'invasione russa e chiede ai governi che la stanno supportando nella sua gagliarda resistenza di garantire il sostegno finanziario. Secondo quanto riferito da Bloomberg, il governatore della banca centrale di Kiev Sergiy Nikolaychuk nel corso di una visita a Washington per una serie di meeting previsti al Fondo mondiale internazionale e alla Banca mondiale ha cercato di ottenere dai governi dei partner la certezza che stacchino gli assegni. Nella cifra fatta da Nikolaychuk c'è di tutto: aiuti finanziari diretti per le spese correnti, aiuti umanitari, aiuti militari, sostegno ai profughi. Ma Nikolaychuk vuole sentire l'odore dei soldi, non si accontenta di parole: «Ci sono molte promesse, molti impegni. Ma quanto a trasformarli in reali supporti finanziari, c'è molto duro lavoro da fare da parte dei nostri partner in differenti Paesi, così come dalle istituzioni finanziarie internazionali e dalle autorità ucraine». Rimettere in piedi l'Ucraina dopo la guerra costerà non meno di 600 miliardi di dollari, almeno secondo quanto ha detto alla Banca mondiale il primo ministro Denys Shmyhal, che ha proposto che gli Stati membri del Fondo monetario internazionale donino all'Ucraina il 10 per cento delle loro riserve, ovvero i Diritti speciali di prelievo, la cui riallocazione in favore di Kiev appare comunque problematica.

L'Ucraina attua un pressing asfissiante sugli alleati occidentali, non si accontenta delle misure prese fino a ora dagli Stati Uniti e dall'Europa. «Il fatto che la guerra in Ucraina sia in corso, che la nostra gente, i nostri bambini vengano uccisi, chiarisce che l'attuale politica delle sanzioni è insufficiente. Nuove sanzioni devono essere imposte costantemente», dice all'emittente francese TF1 il capo dell'ufficio del presidente ucraino Andriy Yermak, secondo cui «il sostegno dell'Ue all'imposizione di un embargo completo su energia, gas e petrolio russi, nonché sanzioni contro tutte le banche russe è molto importante per l'Ucraina».

Una brutta notizia per Kiev arriva da Vienna. Il ministro degli esteri austriaco, Alexander Schallenberg, si è detto contrario alla corsia preferenziale per l'adesione di Kiev all'Unione europea. Secondo Schallenberg «devono esserci anche modelli diversi dalla piena adesione dell'Ucraina», facendo riferimento al lungo percorso di adesione a cui sono state costrette alcune nazioni balcaniche. Una posizione che irrita e delude Kiev. Il portavoce del ministero degli Esteri, Oleh Nikolenko, citato dall'agenzia Ukrinform, parla di «dichiarazioni strategicamente miopi e incoerenti con gli interessi di un'Europa unita. Tali dichiarazioni ignorano anche il fatto che la stragrande maggioranza della popolazione dei membri fondatori dell'Ue sostiene l'adesione dell'Ucraina». Secondo Nikolenko, che fa riferimento anche a quanto detto alcuni giorni fa dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, «il popolo ucraino paga un prezzo troppo alto per gli errori di molti governi europei. La loro percezione parziale della realtà ha già portato all'indebolimento politico ed economico dell'Europa, ha consentito alla Russia di minare la stabilità nell'Ue».

Sempre più flebili le speranze di una rapida ripresa dei negoziati. Ieri Mykhailo Podolyak, alto negoziatore ucraino e consigliere del presidente Zelensky, ha esortato Mosca ad accettare una «vera tregua pasquale», ad «aprire immediatamente un corridoio umanitario per i civili» e a concordare un «ciclo speciale di negoziati» per facilitare lo scambio di militari e civili.

Nel corso di una conversazione telefonica tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan quest'ultimo ha ribadito la volontà della Turchia di sostenere il processo negoziale, anche con un ruolo di mediazione mentre il primo ha chiesto ancora una volta «l'immediata evacuazione dei civili da Mariupol, compresa l'acciaieria Azovstal».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica