Vadym Skibitskyi, il vice capo dell'Intelligence della Difesa di Kiev, aveva anticipato venerdì quali sarebbero state le future manovre dell'esercito, ritenendo fondamentale una resistenza accanita nelle aree di Bakhmut, Vugledar, Avdiivka (abbattuto jet Su-25 russo), Maryinka, Horlivka (24 «wagneriani» uccisi), Kreminna e Kupyansk (disinnescati 46 ordigni) per tutto marzo, e ipotizzando una controffensiva ad aprile. Ieri Skibitskyi è tornato sull'argomento, confermando le intenzioni di Kiev di passare alla controffensiva in primavera. L'obiettivo è la liberazione di tutti i territori, compresa la Crimea, conquistata dai russi proprio 9 anni fa: «Ci fermeremo solo quando ripristineremo il Paese entro i limiti del 1991». Uno degli obiettivi sarà il tentativo di «inserire un cuneo nel fronte russo a sud, tra la Crimea e la terraferma russa. A quel punto colpiremo i depositi di munizioni sul territorio russo, a Belgorod, da dove partono i loro attacchi». Ma il ministro della Difesa russo Shoigu è «pronto ad aspettarli al varco». «Le operazioni di campo sono legate non solo alla nuova fornitura di armi occidentali, ma anche dalle tempistiche di addestramento dei soldati. In pochi mesi saremo pronti - ripete da giorni il ministro della Difesa Reznikov - per le condizioni ideali di attacco ci penserà Zaluzhny». Ma il presidente Vladimir Putin attacca: «L'Occidente ha un solo obiettivo: liquidare la Federazione russa». Il punto focale della controffensiva sembra essere la liberazione della Crimea. «Quella è la nostra terra, il nostro popolo - scrive il presidente Zelensky su Telegram - riporteremo la nostra bandiera in ogni angolo del Paese». Zelensky trova però solo una sponda parziale nell'alleato americano. «Quello che alla fine succederà alla Crimea è qualcosa che spetta agli ucraini decidere con il sostegno degli Stati Uniti», riferisce il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, che esclude per il momento la fornitura di F16 (nonostante il pressing della Camera), ma non di armi in generale, che a detta di Washington saranno determinanti quando prima o poi il conflitto sarà risolto al tavolo dei negoziati.
Nell'attesa di nuovi equipaggiamenti, la Cnn ha pubblicato uno studio dell'analista Mark Cancian sulle tre armi che stanno contribuendo a cambiare il corso della guerra a favore di Kiev. Si parte dai razzi Javelin, capaci di colpire le superfici orizzontali dei tank, mentre l'Himars è un carro blindato che può lanciare sei razzi ben oltre la linea del fronte, e si arriva ai droni Bayraktar TB2, che consentono la distruzione dei sistemi di artiglieria e dei veicoli corazzati. Per quanto riguarda le operazioni, nel 368esimo giorno di combattimenti gli occupanti hanno lanciato 28 attacchi aerei sulle infrastrutture di Kherson e hanno ritirato dal Mar Nero l'unica nave con missili Kalibro. Rimanendo a sud, è stata scoperta una camera di tortura dei russi a Vasylivka (Zaporizhzhia).
Continua a consumarsi nel frattempo la «faida» tra i due galli del pollaio di Mosca: Gerasimov e Prigozhin. È emerso che il capo di stato maggiore russo abbia privato nelle scorse settimane la Wagner dell'approvvigionamento di munizioni, provocando pesanti proteste. Gerasimov ha anche proibito al gruppo di reclutare dalle carceri russe altri detenuti da mandare al fronte.
Nonostante le limitazioni, i miliziani di Prigozhin hanno sfondato ieri le linee difensive a nord-ovest di Bakhmut e stanno avanzando a ovest verso Bohdanivka. Per rallentare l'offensiva le truppe ucraine hanno fatto saltare la diga di Pivnichnyi.
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