È ancora una voce non ufficiale ma suona come una conferma rispetto alle indiscrezioni che già si erano rincorse a fine aprile, fino alla sua riapparizione in pubblico di inizio maggio. Il leader nordcoreano Kim Jong-un sarebbe in coma. La notizia arriva dal quotidiano di Seul «The Korea Herald», che cita come fonte un ex collaboratore dell'ex presidente sudcoreano Kim Dae-jung.
L'ex diplomatico sud-coreano, Chang Song-min, ha dichiarato ai media di Seul che il leader della Nord Corea, Kim Jong-un, è in coma e il suo potere è ora nelle mani della sorella Kim Yo-jong, anche se non viene ancora ritenuta suo successore. L'ex consigliere del presidente sudcoreano, Kim Dae-jung, avanza questa ipotesi presentando come prova la decisione, comunicata dall'agenzia di spionaggio della Corea del Sud, che Kim avrebbe istituito un nuovo sistema di comando in cui condivide la sua autorità con alcuni dei suoi fidati consiglieri. Nonostante la National Intelligence Agency di Seul sostenga che la riforma non sia legata a un problema di salute del leader nord-coreano, Chang Song-min insiste convinto: «Nessun leader nordcoreano affiderebbe alcuna delle sue autorità a un'altra persona a meno che non sia troppo malato per governare o non sia stato rimosso con un colpo di stato». La notizia suona come una conferma anche per il sinologo Francesco Sisci, professore di Relazioni internazionali all'Università di Pechino. «Non abbiamo nessuna certezza, ma avevo buoni motivi di credere che Kim Jong-un fosse in stato comatoso ormai qualche mese fa. Come avevamo detto, la notizia sarebbe emersa in maniera più ufficiale a distanza di mesi e mi sembra che si stia confermando quello che dicevamo tempo fa», sostiene Sisci. «Ho ragione di credere che Kim abbia avuto improvvisamente un collasso, che abbiano tentato un'operazione che non sarebbe andata a buon fine. A quel punto, il leader era in coma e bisognava organizzare la successione che doveva andare alla sorella», spiega il professore, sottolineando che in questo modo si sarebbe «ipotecato un passaggio successivo, poi al figlio di Kim Jong-un, che pare abbia 10 anni. Solo così la reggenza della sorella avrebbe garantito questa linea di successione ereditaria». Un consolidamento del potere di Kim Yo-jong, «con il sostegno probabilmente della Cina», spiega Sisci.
Ed è proprio la sorella del dittatore, Kim Yo-jong, a tornare sotto i riflettori. La distruzione, a metà giugno, dell'ufficio di collegamento intercoreano, realizzato nel 2018 per ospitare le delegazioni dei due Paesi sull'onda del disgelo scaturito dagli incontri tra Kim e il presidente sudcoreano, Moon Jae-in, era stato l'ultimo esempio concreto della sua influenza.
Emersa come erede apparente del leader a fine aprile, quando Kim era scomparso dalla scena pubblica per tre settimane ed erano circolate speculazioni sulle sue condizioni di salute, La sua ascesa è cominciata molto prima, però, nell'ottobre 2017, quando è stata promossa nel Politburo del Partito dei Lavoratori, guidato dal fratello, dopo essere stata vice direttrice del dipartimento della Propaganda, ruolo che si ritiene ricopra tuttora. DA
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