Kyrgios accusato di aver aggredito l'ex fidanzata. La difesa della star del tennis: "È malato di mente"

Il campione australiano a processo. I suoi legali tentano la strada dell'infermità

Kyrgios accusato di aver aggredito l'ex fidanzata. La difesa della star del tennis: "È malato di mente"

Spalanca le braccia, volge gli occhi al cielo, impreca, sfascia racchette. Di continuo. Scagliandole a terra con la potenza dei suoi 1,93 metri di altezza. Se la prende con l'arbitro, con l'avversario, con l'allenatore, mai abbastanza con se stesso. Come McEnroe ha bisogno di scaricare in campo la sua isteria. Bizzarro e buzzurro, Nick Kyrgios da Canberra (Australia) ma anche un po' greco e anche un po' malese (è figlio di una principessa): tre razze a renderlo un'esplosione. Ventisette anni di poderoso talento perennemente in bilico su un carattere malfermo. Ma finché gli servono a essere uno sparapalline da record e miliardi è il benvenuto. Ingestibile e irascibile: l'unico ad aver difeso Djokovic quando lo hanno estromesso dall'Open d'Australia perché non vaccinato contro il Covid. Perché le regole lo impigliano, la disciplina pure: si allena pochissimo, si arrangia con la potenza, lascia fare al tocco di palla. Se vinci vale tutto. Il campo è un ring: si scarica sotto rete. Ma anche a casa, a quanto pare. A dicembre, la sua ex fidanzata di origini italiane, Chiara Passari, lo ha accusato di aggressione. I fatti risalirebbero al gennaio 2021 ma il caso è stato reso pubblico solo a luglio mentre il tennista stava giocando a Wimbledon.

Ora che il campione rischia fino a due anni di carcere per violenza domestica, cosa si inventa il suo avvocato, Michael Kukulies-Smith? Intende chiedere l'assoluzione per vizio di mente. Il legale ha spiegato di aver riesaminato la storia clinica di Kyrgios dal 2015, compresa la sua salute mentale. In particolare ha citato le dichiarazioni dello stesso tennista che ha raccontato di aver attraversato un lungo periodo di solitudine, depressione e negatività in cui ha fatto uso di alcol e droghe e ha allontanato familiari e amici.

Ora il magistrato Glenn Theakston, che si occupa del caso, ha aggiornato il processo al prossimo 3 febbbraio quando Kyrgios ha già fatto sapere che intende comparire in aula. In quell'occasione la difesa dovrebbe presentare la richiesta formale di assoluzione.

Quindi questa statua iperattiva, che gira il mondo a divorarsi titoli (tra le altre cose, è stato il secondo e ultimo giocatore, dopo Lleyton Hewitt, ad aver battuto i «Big Three»: Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic al loro primo incontro), dovrebbe essere considerato mentalmente un infermo? Ogni volta che lo vedremo al servizio dovremmo ricordarci che lì a imprecare contro la terra rossa (sì, detesta pure quella), c'è una persona incapace di intendere e di volere? E come la metteranno per le iscrizioni ai tornei più importanti del mondo, i viaggi, le conferenze stampa, gli assegni degli sponsor, le premiazioni, le interviste, gli autografi? Dovremmo attenderci il ritiro dal tennis? Oppure un tutor accovacciato dietro di lui? Uno psicanalista sotto rete? O dovremmo piuttosto aspettarci che l'infermità mentale abbandonerà il campo subito dopo aver chiuso la faccenda con la ex, strapazzata come una racchetta anche dalle scartoffie legali?

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