L'"intersessuale" Semenya e il caso dell'americana Thomas

Le situazioni al limite o oltre: la sollevatrice Hubbard a Tokyo, ma prima anche l'olimpionico Jenner, Harper, Fox e il pugile Manuel

L'"intersessuale" Semenya e il caso dell'americana Thomas
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Caster Semenya ha aperto il dibattito. Ma il fuoco covava sotto le vesti dell'ipocrisia. Il problema degli atleti trans forse non ha toccato situazioni di vertice, ma certo ha dimostrato quanto si cambia, e quanto si vince, gareggiando fra le donne anziché fra gli uomini. Il caso Semenya poi è particolare rispetto al tradizionale perché si tratta di atleta intersessuale, cioè donna con caratteristiche sia maschili sia femminili. Ma ha costretto a mettere ordine ed, infatti, la federazione internazionale dell'atletica ha deciso che le atlete transcon sviluppo sessuale maschile vanno escluse dalle competizioni femminili. La Semenya ha fatto intuire la grande differenza tra atlete femmine e trans. Ma il caso di Laurel Hubbard, nato Gavin, sollevatrice neozelandese diventata trans a 34 anni e prima atleta a partecipare alle Olimpiadi, quelle di Tokyo, ha tolto i veli benché sia stata subito eliminata dalla gara. Un caso che ha fatto discutere è stato quello della nuotatrice americana Lia Thomas, nata Will nel 1999, che dopo aver gareggiato per anni con gli uomini, arrivando al numero 462 delle classifiche, si è trasformata in campionessa fra le donne giungendo a conquistare un titolo nazionale. Anche se il governatore della Florida, Ron De Santis, le ha negato il successo in una gara nazionale consegnando il primo posto alla nuotatrice Emma Weyant.

E che dire di Bruce Jenner, campione olimpico del decathlon a Montreal 1976, poi diventato Caitlyn nel 2015. Un percorso al contrario senza incidere sui fatti sportivi. Un atleta che ha intuito il problema quando ha spiegato proprio a proposito di Lia Thomas: «La felicità di un individuo non può aver priorità sull'innegabile fatto biologico che un trans abbia vantaggi fisici». Gli inglesi si sono ritrovati con Joanna Harper, trans delle lunghe distanze che oltre al permesso di gareggiare, ha chiesto anche «il permesso di vincere». Alicia Rowley è un tennista nato maschio che ha partecipato a tornei femminili e che Martina Navratilova, prima atleta a fare coming out nel 1981, ha marchiato come atleta maschio fallito. Alana McLaughlin è stato il secondo atleta, dopo Fallon Fox, apertamente trans a competere in arti marziali negli Stati Uniti dal 2014. Ed ha subito vinto al suo debutto. Fox famoso, si fa per dire, per aver combattuto contro Tamikka Brents ed averle provocato commozione cerebrale e rotto 7 ossa craniche. In Italia parliamo di Valentina Petrillo, atletica paralimpica ipovedente, affetta da malattia da Stargardt, che ai mondiali paralimpici di Parigi 2023 ha conquistato due medaglie di bronzo. Ma la boxe è riuscita anche a produrre l'effetto contrario.

Patricio Manuel, a 33 anni, è stato il primo pugile trans gender ha combattere e vincere un match contro il messicano Hugo Aguilar. Patricio, prima di diventare uomo, si era qualificato per i Giochi olimpici di Londra 2012 come donna. Poi non c' è andato, fermato solo da un infortunio.

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