L'orgoglio moderato di Venezia. Un colpo di spugna sui no global

Spazzole e detersivo per pulire i muri e le vetrine lordate dal blitz anarchico. Nuovo clima di civismo nella città che ha archiviato l'era delle giunte rosse

L'orgoglio moderato di Venezia. Un colpo di spugna sui no global

Spazzole, acqua e gel detergente. Non saranno le ramazze ambrosiane sventolate il 1° maggio, ma sono gli strumenti adatti per ripulire i marmi e gli intonaci grondanti storia di Venezia. Sabato sera centocinquanta no global avevano sfregiato con scritte offensive - tipo «ricchi di m..» - le vetrine, i muri, gli odiatissimi bancomat. Un rituale sempre uguale a se stesso da almeno vent'anni: la laguna è sempre stata una palestra perfetta per le evoluzioni della sinistra più radicale, quella che nell'album di famiglia annovera nomi altisonanti, da Luca Casarini a Tommaso Cacciari, nipote del filosofo ed ex sindaco Massimo.

Ieri, a sorpresa, i veneziani hanno deciso di cancellare le ferite. Si sono divisi in quattro squadre, hanno imbracciato gli strumenti più idonei per lavare le superfici lordate, che già sopravvivono in un precario equilibrio e devono combattere una guerra senza tempo contro nemici terribili come l'acqua alta e l'umidità. Non a caso i gruppi di volontari si sono coordinati con la Sovrintendenza, perché Venezia non è Milano e a volte anche le migliori intenzioni possono produrre risultati catastrofici o, comunque, non in linea con le aspettative.Quel che conta però è lo scrollone che la laguna si dà e dà a un quarto di secolo di vandalismi, spray, devastazioni politicamente corrette e tollerate nel segno del multiculturalismo delle giunte di sinistra. Oggi, quella Venezia rossa e radicale non c'è più, o meglio la nuova maggioranza pende dall'altra parte e il sindaco, Luigi Brugnaro, è una faccia nuova e difficile da classificare, ma certo è collocabile secondo i vecchi schemi sul versante del centrodestra. Lui, per carità, rifiuta etichette e sfugge alla rincorsa affannosa dei leader nazionali, ma in ogni caso in laguna c'è un clima diverso.

L'ultimo sindaco legato al passato, il professor Giorgio Orsoni, avvocato amministrativista di grido prestato al Pd, è stato arrestato l'anno scorso per la tangentopoli del Mose e con quelle manette è finita un'epoca.Non ci sono automatismi, ci mancherebbe, ma fatto sta che dopo aver fatto un uso smodato della propria pazienza i cittadini sono corsi ai ripari e hanno immediatamente iniziato i lavori di maquillage, ancora più necessari far quei canali che sono una vetrina sul mondo intero.A Milano dopo il sacco del 1° maggio, assai più pesante di quello veneziano con il centro messo letteralmente a ferro e fuoco, gli abitanti si munirono di ramazze e iniziarono a sgomberare i cocci. In testa c'era il sindaco Giuliano Pisapia e il suo scatto d'orgoglio diventò uno spot straordinario per la giunta arancione, quella cantata dal professor Roberto Vecchioni; ecco che Milano mandava a quel paese i ragazzi che danneggiavano l'immagine della metropoli alla vigilia di un evento globale come l'Expo e si liberava di un abbraccio soffocante.Quel movimento trasversale fu celebrato, e non poteva essere diversamente, come una vittoria della sinistra ambrosiana, pragmatica e non ideologica, attenta alle esigenze del bene comune, vicina al popolo ma anche ai salotti e alla borghesia più influente. Insomma, le ramazze come simbolo della vera capitale morale del paese e della sua rinascita dopo anni opachi.

Oggi, in sordina, il piccolo miracolo si ripete ma occorre marcare la discontinuità dentro la storia del capoluogo veneto. Certo, qui la politica e pure la giunta si defila, ma questo è solo un dettaglio.

Il sindaco Luigi Brugnaro elogia il senso civico dei concittadini: «A Venezia il clima sta cambiando e gli abitanti hanno mandato un segnale preciso a questi facinorosi». Poi aggiunge. «Le leggi devono essere cambiate. Diamo a questi signori due giorni, non tre, di galera ma facciamoglieli scontare». Il questore Angelo Sanna si è complimentato con i volontari.

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