L'abbraccio di Bergoglio: "Finalmente, fratello mio"

Insieme dichiarano: "La famiglia è matrimonio uomo-donna. No ad aborto, eutanasia e procreazione assistita"

L'abbraccio di Bergoglio: "Finalmente, fratello mio"

L'abbraccio che la storia attendeva da un millennio: Papa Francesco e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, si sono incontrati, per la prima volta nella storia, all'aeroporto dell'Avana, a Cuba, dove il Pontefice è arrivato ieri sera. Sorrisi tra i due, il capo che annuisce, Francesco che si tocca il cuore a significare quanto sia importante per lui quell'abbraccio: «Finalmente - dice - siamo fratelli». Kirill parla in russo ed esprime la sua gioia per l'incontro: «Bello vedersi, nonostante le difficoltà», che ancora persistono tra la chiesa d'Occidente e quella d'Oriente.

Bergoglio ascolta le parole del primate ortodosso. «Oggi è un giorno di grazia. L'incontro con il Patriarca è un dono di Dio. Pregate per noi», scrive su Twitter il Pontefice argentino mentre sorvola l'Oceano che da Roma lo porta sull'Isola caraibica. «Nutro grandi speranze riguardo al mio incontro con Papa Francesco», afferma da parte sua il Patriarca durante l'incontro con il leader cubano.Il faccia a faccia di due ore, poi la firma della dichiarazione congiunta e lo scambio di doni a suggellare lo storico incontro. Nella nota congiunta - che affronta molti temi, tra cui i cristiani epseguitati e le guerre nel mondo - il no all'aborto, all'eutanasia e alla procreazione assistita. E alle nozze gay: «La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna». Il patriarca di Mosca indossa il Kukol, il copricapo bianco, con una fascia che scende e copre con le due estremità inferiori il collo. E poi la panagia, il medaglione con una lunga catena dove è incastonata l'icona della Madre di Dio.

L'aereo papale atterra alle 20 (ore italiane) all'Avana; ad accogliere il Pontefice c'è il presidente Raul Castro. Insieme a lui anche l'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime Ortega e il cardinale Kurt Koch, presidente del pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. È il primo viaggio di Francesco nell'Anno Santo dedicato alla Misericordia, nel segno del dialogo ecumenico. Dopo la tappa all'Avana il Papa ha proseguito il viaggio verso il Messico, dove resterà fino al 17 febbraio, attraversando il Paese centroamericano da sud a nord, dal Chiapas a Ciudad Juarez, al confine con gli Usa.

«È un viaggio impegnativo ma tanto voluto dal mio fratello Kirill, da me e anche dai messicani», ha detto Bergoglio salutando i giornalisti a bordo del volo papale. La corrispondente messicana Valentina Alazraki ha donato al Pontefice un sombrero. «Perché si senta messicano ha detto la giornalista il primo l'ho donato a Giovanni Paolo II 37 anni fa.

Poi Benedetto XVI lo indossò in Guanajuato e disse che si sentiva messicano. Ora è il suo turno». Il Papa incontrerà le comunità indios del Chiapas, saluterà i migranti al «muro» di metallo con gli Usa, abbraccerà i detenuti di Ciudad Juarez e le famiglie delle vittime dei narcotrafficanti.

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